SANTA BRIGIDA DI SVEZIA: DONNA DI AZIONE E DI CONTEMPLAZIONE
“Dio è grande nel cielo dei santi” così cantiamo in chiesa. Ed è vero. Contemplando quella immensa galleria di uomini e donne già “arrivati felicemente e trionfalmente alla casa del Padre” (i santi) ci accorgiamo di quanta varietà e creatività è stato capace lo Spirito Santo nel suo “lavoro” lungo i secoli. Ed è di questi nostri fratelli e sorelle “già” in Dio che dobbiamo continuamente fare memoria, perché abbiamo bisogno dei loro esempi per il nostro cammino, della loro testimonianza per la nostra perseveranza; perché, attraverso il loro ricordo, si rafforzi l’impegno di ciascuno di noi “non ancora” arrivato alla Meta del nostro pellegrinaggio terreno.
Per questi mesi estivi vi propongo una grande figura di donna, di sposa, di madre, di educatrice dei propri figli, di una laica “felicemente sposata” (così ha scritto il Papa) ma molto attiva nella Chiesa e per la Chiesa del 1300: Brigida di Svezia.
Ha scritto Giovanni Paolo II nella sua breve ma bellissima Lettera alle Donne (1995):
«In tale ampio spazio di servizio, la storia della Chiesa in questi due millenni, nonostante tanti condizionamenti, ha conosciuto veramente il “genio della donna”, avendo visto emergere nel suo seno donne di prima grandezza che hanno lasciato larga e benefica impronta di sé nel tempo» (n. 11).
E subito dopo il Papa cita due pezzi da novanta nel firmamento femminile delle sante: Caterina da Siena e Teresa d’Avila (ambedue dichiarate dottoresse della Chiesa da Paolo VI).
A queste due grandi possiamo affiancare anche Brigida di Svezia. Che sia una stella di prima grandezza tra le nostre sorelle sante ne è prova la sua proclamazione da parte di Giovanni Paolo II, nell’ottobre del 1999 a compatrona d’Europa assieme a Caterina e a Edith Stein (morta martire nel lager di Auschwitz). Una scelta opportuna perché Brigida è stata una santa di “dimensione europea” per i suoi viaggi (pellegrinaggi), le sue conoscenze ed interessi che andavano ben al di là della sua Svezia (la sua seconda patria fu per lunghi anni la città di Roma).
Brigida: sposa e madre felice di una famiglia numerosa
Brigida (nell’etimologia gotica significa “luminosa”) nacque nel 1302. Suo padre Birger era governatore della regione dell’Upland. Sembra che abbia avuto la prima visione all’età di 12 anni.
Secondo l’uso del tempo anche Brigida fu data in sposa giovanissima: aveva solo 14 anni. Dal suo matrimonio con Ulf Gudmarsson nacquero ben otto figli: quattro maschi e quattro femmine. Anche se gli storici raccomandano di non esagerare l’influsso di Brigida su Ulf, tuttavia sembra che il loro matrimonio fu non solo felice ma anche sempre alla luce di Dio.
Ha scritto il Papa:
“Senza lasciarsi fuorviare dalle condizioni di benessere del suo ceto sociale, ella visse col marito Ulf un’esperienza di coppia in cui l’amore sponsale si coniugò con la preghiera intensa, con lo studio della Sacra Scrittura, con la mortificazione, con la carità. Insieme fondarono un piccolo ospedale, dove assistevano frequentemente i malati. Brigida poi era solita servire personalmente i poveri”.
Brigida fu anche apprezzata per sue doti pedagogiche. Queste le espresse prima nel servizio a corte come governante di Bianca, la giovane sposa del re Magnus Eriksson, e poi durante tutta la sua vita come madre ed educatrice sapiente e tenera dei suoi otto figli. Non a caso una delle sue figlie è diventata santa Caterina di Svezia.
Nel 1341 Brigida intraprese insieme al marito Ulf un lungo pellegrinaggio a Santiago de Compostela. Un pellegrinaggio che le fece attraversare l’Europa, da nord a sud, facendole prendere coscienza anche della situazione della Chiesa divisa, con il papa che risiedeva ad Avignone. Al ritorno Ulf si ammalò gravemente fino a morire il 12 febbraio del 1344 in un monastero cistercense di Alvastra.
È da questo momento doloroso della perdita del marito che Brigida incominciò la sua seconda parte della vita. Ritornata in Svezia, rinunciò a tutti i suoi beni conducendo una vita di penitenza e di preghiera in una casa monastica. Proprio qui cominciarono le prime rivelazioni, della cui autenticità testimoniarono i suoi confessori e direttori spirituali cui Brigida obbedì sempre.
Proprio durante questi anni di intensa contemplazione e di preghiera, attraverso queste rivelazioni Dio le faceva capire la sua missione. Dalla contemplazione autentica di Dio e della sua gloria, fu chiamata all’azione per Dio e per il suo regno.
Nel 1349 accompagnata dai suoi confessori e dalla figlia Caterina Brigida partì per Roma lasciando per sempre la Svezia e divenendo “romana” di adozione. Ha scritto il Papa: “Il trasferimento in Italia costituì una tappa decisiva per l’allargamento non solo geografico e culturale, ma soprattutto spirituale della mente e del cuore di Brigida”.
Brigida a Roma per l’Anno Santo 1350
C’era un triplice motivo nella venuta di Brigida nella Città Eterna. Il primo era spirituale e personale: vivere l’esperienza dell’anno santo 1350 indetto da Clemente VI. Secondo motivo: ottenere l’approvazione dell’ordine religioso che lei voleva fondare (e secondo la sua stessa affermazione per essere stata richiesta durante una rivelazione). La terza ragione del suo viaggio romano era propriamente ecclesiale: il suo amore alla Chiesa la sospingeva ad adoperarsi per far ritornare il Papa da Avignone a Roma (anche Caterina da Siena quasi negli stessi anni ha “lavorato” intensamente per lo stesso obiettivo).
Stabilitasi a Roma Brigida condusse una vita di preghiera, di penitenza, e di opere caritatevoli. Durante questi anni inviò anche numerosi messaggi di rimprovero, di minacce e di esortazioni a numerosi personaggi del tempo: abati, cardinali, sovrani e soprattutto papi. Ma nonostante la fama del personaggio e la sua santità, quei signori non furono impressionati per niente dalle sue lettere e seguirono la propria strada nel loro interesse politico o di semplice prestigio personale.
Durante il soggiorno italiano Brigida fece numerosi pellegrinaggi: fu così a Milano, Pavia, Ortona, Assisi naturalmente, Bari, Benevento, Pozzuoli, Napoli, Salerno, Amalfi, al santuario di san Michele Arcangelo sul Gargano. Ma il suo desiderio grande era recarsi anche in Terra Santa. Quest’ultimo pellegrinaggio lo realizzò nel 1371, insieme ai figli Birger e Carlo, e ad un gruppo di altre persone da lei chiamati “Amici di Dio”. Può sorprendere il numero grande di questi pellegrinaggi di Brigida, se pensiamo che non era facile viaggiare in quei tempi. Occorreva una buona disponibilità economica oltre che salute e amicizie che contano. Brigida malata di turismo religioso? Non direi. Il concetto di turismo (culturale o anche religioso è recente). Allora non si faceva turismo ma dei pellegrinaggi. Questi erano presi molto sul serio, e quasi sempre erano esperienze dure, di fatica, fame, sete, di pericoli e di... conversione (la fatica più grande allora come oggi). Niente a che fare con i molti pellegrinaggi di oggi, che pur avendo presente la componente spirituale, hanno un buon contorno, piacevole e gratificante, di quello che chiamiamo semplice turismo.
Per Brigida il pellegrinaggio era una vera esperienza di crescita spirituale. Per lei era un «cammino verso i santi per tentare di incontrare una realtà trascendente, il vagabondare dall’esiliata che esprime l’esilio dell’uomo sulla terra, pellegrinazione perpetua sul modello dell’itinerario di Cristo. Nel procedere di santa Brigida troviamo ognuno di questi elementi. Ma nella frenesia di pellegrinaggio, come pure nell’impegno attivo al servizio dei poveri, Brigida cerca ben altro che non far opera abituale e meccanica di salvezza: praticando la virtù di compassione e di amore verso il prossimo, si abbandona interamente a Dio; coltivando la virtù dell’umiltà e la spoliazione, piegando il corpo alla rude vita del pellegrino (le testimonianze del processo insistono su ciò: andava a piedi “pur avendo molti cavalli a sua disposizione”) sviluppa una personale ascesi».
Ascesi, da Brigida ricercata e coltivata durante tutta la vita e spinta all’estremo. Ogni giorno, anche durante la vita coniugale, faceva una mortificazione volontaria: rifiuto di dormire sul letto, digiuni prolungati, flagellazione, e sembra anche una specie di cilicio. Tutto questo non per un velato o inconscio senso masochistico, ma solo per partecipare e imitare la passione di Cristo “suo Sposo”.
Brigida finì il suo lungo pellegrinaggio terreno il 23 luglio del 1373. I figli Birger e Caterina riportarono la salma in Svezia nel monastero di Valstena. La sua canonizzazione avvenne solo pochi anni dopo nel 1391. Brigida rimane una luminosa figura di Santa del Trecento, ma che ha un messaggio anche per noi oggi.
MARIO SCUDU SDB ***
*** Questo e altri 120 santi e sante e beati sono presenti nel volume di :
MARIO SCUDU, Anche Dio ha i suoi campioni, Editrice Elledici, Torino
Brigida:
donna di profezia e di unione mistica
Alla base dell’esperienza spirituale di Brigida vi è l’unione mistica. Brigida si definiva lei stessa “Sposa di Cristo”, e ha descritto con parole appassionate la dolcezza ineffabile che a lei procurava questa unione. Il suo principale desiderio consisteva “nell’amare Dio con tutto il cuore... nella negazione di sé e della propria volontà”. Questa fusione amorosa della volontà trovava la ricompensa nella singolare grazia dello spirito dell’estasi mistica.
L’opera mistica di Brigida va sotto il nome di “Revelationes”. Fu redatta in svedese e tradotta in latino. Il contenuto è estremamente vario. Talvolta la rivelazione si presenta sotto forma di dialogo tra le persone divine, la Vergine Maria, i santi e Brigida stessa. Anche i demoni ottengono qualche ruolo dialogante. Si ha pure il racconto di visioni particolari con la Vergine Maria come protagonista. Anche in queste Revelationes Brigida è figlia del Trecento. Vi sviluppa infatti i temi devozionali cari alla spiritualità di quel secolo: la devozione al Cristo sofferente, ricordo della Vergine Maria come mediatrice, e dei santi protettori, fiducia nell’angelo custode, fede e accettazione della giustizia di Dio sempre temperata dall’infinita misericordia.
Un’ultima annotazione: Brigida nonostante avesse fondato un ordine religioso, con le componenti maschile e femminile unificate nel governo da un’unica badessa, rimase sempre una laica. E anche nelle Revelationes fa sentire il fatto di essere sempre donna, sposa, madre di famiglia. Brigida si sente madre: ha gusti materni, si serve di espressioni e di esempi di sapore materno, la dottrina che espone spesso viene esposta in luce materna. È interessante notare che sia il Signore Gesù sia la Vergine Maria approvano volentieri questo sentimento naturale di Brigida.
Le Revelationes sono giustamente considerate uno dei più importanti apporti alla letteratura svedese medievale. Quest’opera ha guadagnato a Brigida l’appellativo di “Veggente” o di “Mistica del Nord”. Ed il bene fatto da quest’opera durante i secoli è stato enorme. Solo un’esempio: Sant’Alfonso dei Liguori ne “Le Glorie di Maria”, si richiama spesso alla dottrina della grande santa svedese. Anche questo contribuì alla sua fama in tutta la Chiesa. (MARIO SCUDU)
http://www.gesuconfidointe.org/public/PREGHIERE_SANTA_BRIGIDA_12_ANNI.pdf
http://lucedidio.over-blog.it/pages/Le_orazioni_di_Santa_Brigida_per_1_anno_e_le_promesse_per_chi_le_recitera-7645521.html
Per questi mesi estivi vi propongo una grande figura di donna, di sposa, di madre, di educatrice dei propri figli, di una laica “felicemente sposata” (così ha scritto il Papa) ma molto attiva nella Chiesa e per la Chiesa del 1300: Brigida di Svezia.
Ha scritto Giovanni Paolo II nella sua breve ma bellissima Lettera alle Donne (1995):
«In tale ampio spazio di servizio, la storia della Chiesa in questi due millenni, nonostante tanti condizionamenti, ha conosciuto veramente il “genio della donna”, avendo visto emergere nel suo seno donne di prima grandezza che hanno lasciato larga e benefica impronta di sé nel tempo» (n. 11).
E subito dopo il Papa cita due pezzi da novanta nel firmamento femminile delle sante: Caterina da Siena e Teresa d’Avila (ambedue dichiarate dottoresse della Chiesa da Paolo VI).
A queste due grandi possiamo affiancare anche Brigida di Svezia. Che sia una stella di prima grandezza tra le nostre sorelle sante ne è prova la sua proclamazione da parte di Giovanni Paolo II, nell’ottobre del 1999 a compatrona d’Europa assieme a Caterina e a Edith Stein (morta martire nel lager di Auschwitz). Una scelta opportuna perché Brigida è stata una santa di “dimensione europea” per i suoi viaggi (pellegrinaggi), le sue conoscenze ed interessi che andavano ben al di là della sua Svezia (la sua seconda patria fu per lunghi anni la città di Roma).
Brigida: sposa e madre felice di una famiglia numerosa
Brigida (nell’etimologia gotica significa “luminosa”) nacque nel 1302. Suo padre Birger era governatore della regione dell’Upland. Sembra che abbia avuto la prima visione all’età di 12 anni.
Secondo l’uso del tempo anche Brigida fu data in sposa giovanissima: aveva solo 14 anni. Dal suo matrimonio con Ulf Gudmarsson nacquero ben otto figli: quattro maschi e quattro femmine. Anche se gli storici raccomandano di non esagerare l’influsso di Brigida su Ulf, tuttavia sembra che il loro matrimonio fu non solo felice ma anche sempre alla luce di Dio.
Ha scritto il Papa:
“Senza lasciarsi fuorviare dalle condizioni di benessere del suo ceto sociale, ella visse col marito Ulf un’esperienza di coppia in cui l’amore sponsale si coniugò con la preghiera intensa, con lo studio della Sacra Scrittura, con la mortificazione, con la carità. Insieme fondarono un piccolo ospedale, dove assistevano frequentemente i malati. Brigida poi era solita servire personalmente i poveri”.
Brigida fu anche apprezzata per sue doti pedagogiche. Queste le espresse prima nel servizio a corte come governante di Bianca, la giovane sposa del re Magnus Eriksson, e poi durante tutta la sua vita come madre ed educatrice sapiente e tenera dei suoi otto figli. Non a caso una delle sue figlie è diventata santa Caterina di Svezia.
Nel 1341 Brigida intraprese insieme al marito Ulf un lungo pellegrinaggio a Santiago de Compostela. Un pellegrinaggio che le fece attraversare l’Europa, da nord a sud, facendole prendere coscienza anche della situazione della Chiesa divisa, con il papa che risiedeva ad Avignone. Al ritorno Ulf si ammalò gravemente fino a morire il 12 febbraio del 1344 in un monastero cistercense di Alvastra.
È da questo momento doloroso della perdita del marito che Brigida incominciò la sua seconda parte della vita. Ritornata in Svezia, rinunciò a tutti i suoi beni conducendo una vita di penitenza e di preghiera in una casa monastica. Proprio qui cominciarono le prime rivelazioni, della cui autenticità testimoniarono i suoi confessori e direttori spirituali cui Brigida obbedì sempre.
Proprio durante questi anni di intensa contemplazione e di preghiera, attraverso queste rivelazioni Dio le faceva capire la sua missione. Dalla contemplazione autentica di Dio e della sua gloria, fu chiamata all’azione per Dio e per il suo regno.
Nel 1349 accompagnata dai suoi confessori e dalla figlia Caterina Brigida partì per Roma lasciando per sempre la Svezia e divenendo “romana” di adozione. Ha scritto il Papa: “Il trasferimento in Italia costituì una tappa decisiva per l’allargamento non solo geografico e culturale, ma soprattutto spirituale della mente e del cuore di Brigida”.
Brigida a Roma per l’Anno Santo 1350
C’era un triplice motivo nella venuta di Brigida nella Città Eterna. Il primo era spirituale e personale: vivere l’esperienza dell’anno santo 1350 indetto da Clemente VI. Secondo motivo: ottenere l’approvazione dell’ordine religioso che lei voleva fondare (e secondo la sua stessa affermazione per essere stata richiesta durante una rivelazione). La terza ragione del suo viaggio romano era propriamente ecclesiale: il suo amore alla Chiesa la sospingeva ad adoperarsi per far ritornare il Papa da Avignone a Roma (anche Caterina da Siena quasi negli stessi anni ha “lavorato” intensamente per lo stesso obiettivo).
Stabilitasi a Roma Brigida condusse una vita di preghiera, di penitenza, e di opere caritatevoli. Durante questi anni inviò anche numerosi messaggi di rimprovero, di minacce e di esortazioni a numerosi personaggi del tempo: abati, cardinali, sovrani e soprattutto papi. Ma nonostante la fama del personaggio e la sua santità, quei signori non furono impressionati per niente dalle sue lettere e seguirono la propria strada nel loro interesse politico o di semplice prestigio personale.
Durante il soggiorno italiano Brigida fece numerosi pellegrinaggi: fu così a Milano, Pavia, Ortona, Assisi naturalmente, Bari, Benevento, Pozzuoli, Napoli, Salerno, Amalfi, al santuario di san Michele Arcangelo sul Gargano. Ma il suo desiderio grande era recarsi anche in Terra Santa. Quest’ultimo pellegrinaggio lo realizzò nel 1371, insieme ai figli Birger e Carlo, e ad un gruppo di altre persone da lei chiamati “Amici di Dio”. Può sorprendere il numero grande di questi pellegrinaggi di Brigida, se pensiamo che non era facile viaggiare in quei tempi. Occorreva una buona disponibilità economica oltre che salute e amicizie che contano. Brigida malata di turismo religioso? Non direi. Il concetto di turismo (culturale o anche religioso è recente). Allora non si faceva turismo ma dei pellegrinaggi. Questi erano presi molto sul serio, e quasi sempre erano esperienze dure, di fatica, fame, sete, di pericoli e di... conversione (la fatica più grande allora come oggi). Niente a che fare con i molti pellegrinaggi di oggi, che pur avendo presente la componente spirituale, hanno un buon contorno, piacevole e gratificante, di quello che chiamiamo semplice turismo.
Per Brigida il pellegrinaggio era una vera esperienza di crescita spirituale. Per lei era un «cammino verso i santi per tentare di incontrare una realtà trascendente, il vagabondare dall’esiliata che esprime l’esilio dell’uomo sulla terra, pellegrinazione perpetua sul modello dell’itinerario di Cristo. Nel procedere di santa Brigida troviamo ognuno di questi elementi. Ma nella frenesia di pellegrinaggio, come pure nell’impegno attivo al servizio dei poveri, Brigida cerca ben altro che non far opera abituale e meccanica di salvezza: praticando la virtù di compassione e di amore verso il prossimo, si abbandona interamente a Dio; coltivando la virtù dell’umiltà e la spoliazione, piegando il corpo alla rude vita del pellegrino (le testimonianze del processo insistono su ciò: andava a piedi “pur avendo molti cavalli a sua disposizione”) sviluppa una personale ascesi».
Ascesi, da Brigida ricercata e coltivata durante tutta la vita e spinta all’estremo. Ogni giorno, anche durante la vita coniugale, faceva una mortificazione volontaria: rifiuto di dormire sul letto, digiuni prolungati, flagellazione, e sembra anche una specie di cilicio. Tutto questo non per un velato o inconscio senso masochistico, ma solo per partecipare e imitare la passione di Cristo “suo Sposo”.
Brigida finì il suo lungo pellegrinaggio terreno il 23 luglio del 1373. I figli Birger e Caterina riportarono la salma in Svezia nel monastero di Valstena. La sua canonizzazione avvenne solo pochi anni dopo nel 1391. Brigida rimane una luminosa figura di Santa del Trecento, ma che ha un messaggio anche per noi oggi.
MARIO SCUDU SDB ***
*** Questo e altri 120 santi e sante e beati sono presenti nel volume di :
MARIO SCUDU, Anche Dio ha i suoi campioni, Editrice Elledici, Torino
Brigida:
donna di profezia e di unione mistica
Alla base dell’esperienza spirituale di Brigida vi è l’unione mistica. Brigida si definiva lei stessa “Sposa di Cristo”, e ha descritto con parole appassionate la dolcezza ineffabile che a lei procurava questa unione. Il suo principale desiderio consisteva “nell’amare Dio con tutto il cuore... nella negazione di sé e della propria volontà”. Questa fusione amorosa della volontà trovava la ricompensa nella singolare grazia dello spirito dell’estasi mistica.
L’opera mistica di Brigida va sotto il nome di “Revelationes”. Fu redatta in svedese e tradotta in latino. Il contenuto è estremamente vario. Talvolta la rivelazione si presenta sotto forma di dialogo tra le persone divine, la Vergine Maria, i santi e Brigida stessa. Anche i demoni ottengono qualche ruolo dialogante. Si ha pure il racconto di visioni particolari con la Vergine Maria come protagonista. Anche in queste Revelationes Brigida è figlia del Trecento. Vi sviluppa infatti i temi devozionali cari alla spiritualità di quel secolo: la devozione al Cristo sofferente, ricordo della Vergine Maria come mediatrice, e dei santi protettori, fiducia nell’angelo custode, fede e accettazione della giustizia di Dio sempre temperata dall’infinita misericordia.
Un’ultima annotazione: Brigida nonostante avesse fondato un ordine religioso, con le componenti maschile e femminile unificate nel governo da un’unica badessa, rimase sempre una laica. E anche nelle Revelationes fa sentire il fatto di essere sempre donna, sposa, madre di famiglia. Brigida si sente madre: ha gusti materni, si serve di espressioni e di esempi di sapore materno, la dottrina che espone spesso viene esposta in luce materna. È interessante notare che sia il Signore Gesù sia la Vergine Maria approvano volentieri questo sentimento naturale di Brigida.
Le Revelationes sono giustamente considerate uno dei più importanti apporti alla letteratura svedese medievale. Quest’opera ha guadagnato a Brigida l’appellativo di “Veggente” o di “Mistica del Nord”. Ed il bene fatto da quest’opera durante i secoli è stato enorme. Solo un’esempio: Sant’Alfonso dei Liguori ne “Le Glorie di Maria”, si richiama spesso alla dottrina della grande santa svedese. Anche questo contribuì alla sua fama in tutta la Chiesa. (MARIO SCUDU)
http://www.gesuconfidointe.org/public/PREGHIERE_SANTA_BRIGIDA_12_ANNI.pdf
http://lucedidio.over-blog.it/pages/Le_orazioni_di_Santa_Brigida_per_1_anno_e_le_promesse_per_chi_le_recitera-7645521.html
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