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Fatima, la Russia, l’Ucraina nell’ora storica attuale: cronaca di un convegno storico

 





Fatima, la Russia e l’Ucraina nell’ora storica attuale è stato il tema di un incontro organizzato dalla Fondazione Lepanto che si è svolto la mattina di sabato 13 maggio nell’Aula Magna dell’Università Lumsa di Roma, con la partecipazione di Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, in collegamento diretto on-line da Kyiv, e del prof. Roberto de Mattei, presidente della Fondazione Lepanto……..

Il convegno si è aperto con l’intervento del prof. Roberto de Mattei: l’incipit ha riportato immediatamente l’attenzione dei presenti sul messaggio di Fatima, il cui nucleo sottolinea come «la Russia, nelle parole della Madonna, sarà lo strumento di un castigo divino che incombe sul mondo per i suoi peccati. Ma la Russia, dopo aver diffuso i suoi errori nel mondo si convertirà e al mondo sarà concesso un periodo di pace, che coinciderà con il trionfo del Cuore Immacolato di Maria».

Il presidente della Fondazione Lepanto ha quindi ricordato come la guerra mossa da Vladimir Putin è di natura “ibrida”, per cui alle armi fisiche, si affiancano anche quelle narrative, che fanno leva «sugli aspetti psicologici e mentali delle persone, sui loro stati d’animo e sui loro sentimenti» sfociando così in una cultura della cancellazione perpetrata tanto dall’Occidente nichilista quanto da Putin, intenzionato a «reinventare il passato e riscrivere la storia della Russia e dell’Europa». Dopo aver descritto la tesi putiniana, il prof. de Mattei ha svelato i tre principali falsi storici su cui tale tesi si fonda e ha spiegato, fonti alla mano, come si sono realmente svolti gli eventi. Ciò a partire dal battesimo di San Vladimiro nel 988, passando per lo scisma ortodosso del 1054, fino agli anni del regime comunista sovietico nel quale si distinse per «l’eroica resistenza della chiesa ucraina alle persecuzioni sovietiche» la figura del cardinale Josef Slipyi, «grande apostolo del messaggio di Fatima, come i suoi successori».

A quanti sono convinti che l’errore più funesto oggi nel mondo non sia più il comunismo ma l’occidentalismo globalista, de Mattei ha posto una ineludibile domanda: «è possibile che la Madonna si sia sbagliata, che sia stata incapace di prevedere il futuro, che abbia detto Russia, mentre avrebbe dovuto dire America od Occidente?». Se l’Occidente oggi è corrotto, spiega il professore, la causa risale proprio a quel comunismo ateo, relativista e materialista «che la Russia ha diffuso nel mondo». In verità, la Russia non vuole combattere l’Occidente depravato, come afferma ma, piuttosto, «vuole sostituire le radici romane e cattoliche dell’antico Occidente con nuove radici slave, ortodosse e neo-staliniste, al fine di rendere l’Europa […] un’appendice del continente asiatico» imponendo la cosiddetta ideologia del “Mondo Russo” (Russkii mir). La soluzione alla corruzione del nostro tempo non è quella di lasciarsi accecare da un odio auto-distruttivo per l’Occidente ma «aumentare il nostro amore alla Chiesa, madre della Civiltà occidentale e cristiana e alle parole di speranza di Fatima che annunciano il trionfo del Cuore immacolato e la conversione della Russia».

I critici dell’Occidente hanno ragione a denunciare gli errori degli attuali leader occidentali, ma – ha affermato de Mattei – «commettono essi stessi un catastrofico errore, quando pretendono di opporre a questi errori la bandiera del Cremlino invece della bandiera della Santa Chiesa cattolica, l’unica che può essere portatrice di un messaggio di Verità e di Vita, di pace e di giustizia, indipendentemente dalla fragilità di chi la rappresenta».

L’intervento del professor de Mattei si è chiuso ricordando che «la russificazione proposta da Putin è l’antitesi della conversione della Russia richiesta dalla Madonna a Fatima» e che la Russia «deve liberarsi dalle false narrazioni del suo passato e dall’iniquità del suo presente, per riconciliarsi con l’Occidente cristiano, per abbracciare la verità della Chiesa di Roma, come fecero san Vladimiro e i suoi primi successori. Questa è la conversione che la Madonna ha profetizzato e che certamente avverrà, perché da Dio stesso vengono le parole: “La Russia si convertirà”. Questa è la grande speranza del messaggio di Fatima, che illumina la tragedia della guerra in corso».

È intervenuto quindi da Kyiv, dove vive da quindici mesi sotto le bombe, Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk. Il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina ha svolto, tra gli applausi, un appassionato intervento, sottolineando come l’inaspettata visita del presidente Zelens’kyj e il suo incontro col Papa, proprio il 13 maggio, lungi dall’essere una mera coincidenza, è stata una vera disposizione della divina Provvidenza, per intercessione della Santissima Vergine di Fatima. Prima di cominciare ha espresso il suo apprezzamento per la ricostruzione storica del professor de Mattei, sottolineando come, a confermarla, c’era proprio il vescovo Bilyk, che quella drammatica storia ha vissuto sulla propria pelle.

Anche Sua Beatitudine ha voluto aprire la propria relazione con un accenno storico, evidenziando con rigore le radici cattoliche di Kyiv e la sua unione con Roma, ben rappresentata dalla storica Unione di Brest. Tali cenni storici, sottolinea l’Arcivescovo, «ci dimostrano che il popolo ucraino, a differenza di quello russo, si è sviluppato come una parte integrale del continente europeo sia dal punto di vista culturale sia da quello ecclesiastico, sempre preservando la sua identità bizantina. Una storia che nella propaganda di Putin viene assolutamente negata e riscritta secondo la narrativa dell’ideologia del mondo russo».

Nella seconda parte dell’intervento, l’arcivescovo Shevchuk ha illustrato l’orizzonte al tempo stesso drammatico e toccante dell’attuale situazione ucraina a causa della guerra. «Da più di un anno ormai – ha detto – l’Ucraina è vittima di un’aggressione militare russa su vasta scala, che ha portato morte, distruzione e tanta sofferenza sulla nostra terra. Tuttavia, in questo periodo drammatico della nostra vita abbiamo capito che non si tratta soltanto della guerra di un paese contro un altro, né tantomeno di una semplice “operazione militare”, ma di un vero genocidio del nostro popolo e di terribili crimini di guerra della Russia in Ucraina, causati anche dalla distorsione della storia con una esplicita connotazione ideologica».

Il capo della Chiesa ucraina è stato testimone oculare dei sistematici crimini perpetrati dai soldati russi nei confronti di ucraini innocenti, dalla tragedia delle fosse comuni, passando per gli stupri, fino alla «straziante testimonianza dei cadaveri giustiziati e abbandonati sulle vie delle nostre città». Decisamente toccante e sconvolgente è stato il suo tragico racconto di una famiglia, padre, madre e due bambine di 6 e 11 anni uccisi e poi bruciati. «Vi confesso, umanamente parlando – ha affermato con commozione Sua Beatitudine – che dentro di me è sorta questa domanda: Signore, ma perché? […]. Questa domanda interpella oggi la nostra coscienza umana e cristiana e pone domande alla civiltà contemporanea e al mondo intellettuale della Chiesa».

L’Arcivescovo ha poi proseguito ricordando un documento, riportato poche settimane dopo l’inizio della guerra su un sito ufficiale russo “Ria Novosti”, che spiegava le ragioni e gli ordini dati ai soldati russi per condurre questa missione. Gli orrori in esso contenuti hanno persino spinto un noto studioso della Shoah nel territorio dell’ex Unione Sovietica, Timothy Snyder, a definirlo «il manuale russo del genocidio ucraino».

Tuttavia il dolore più profondo – afferma Shevchuk – «è quello di sentire la giustificazione cristiana della guerra russa contro l’Ucraina, vale a dire il sostegno e la sintonia perfetta della Chiesa ortodossa russa con l’ideologia del ‘mondo russo’». Durante questo terribile conflitto, non una sola parola si è udita da parte dei vertici del Patriarcato di Mosca contro la guerra, né si riscontra un appello «rivolto ai soldati russi ad astenersi dalle azioni crudeli nei confronti delle persone innocenti e a comportarsi umanamente con gli ostaggi, i feriti e la popolazione civile. Tutt’altro: abbiamo sentito la glorificazione dei crimini di guerra e della ideologia di violenza da parte dello stesso Patriarca Kirill».

Sua Beatitudine ha concluso il suo commovente discorso con un vigoroso appello a tutti gli studiosi del mondo a non tacere. Infatti, afferma, il genocidio del popolo ucraino perpetrato dalla Federazione Russa, «se non denunciato e fermato oggi, domani sarà causa di innumerevoli vittime come hanno già fatto il nazismo e il comunismo nel secolo scorso». Ma c’è una speranza, ha concluso l’Arcivescovo col plauso dei presenti, ed è proprio il Messaggio di Fatima: «speranza della protezione del popolo ucraino davanti all’aggressore e la speranza della conversione della Russia. Anche se c’è molta strada da percorrere per liberarsi, e non solo in Russia, dall’ideologia del mondo russo e abbracciare la Verità che, unica, ci rende liberi».

(Fabio  Fuiano  Corrispondenza Romana-  15 Maggio 2023)

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