LA GUARIGIONE DELL’ALBERO GENEALOGICO


di don Fulvio Di Fulvio
Don Fulvio di Fulvio, sacerdote della diocesi di Pescara, ha inteso portare alla nostra attenzione un problema fondamentale della teologia e della morale cristiana: può l’uomo salvarsi da solo? Basta essere perdonato dalle proprie colpe? O resta un segno nella sua storia?
 «La Scrittura quando ci parla del peccato ci mette davanti una realtà molto complessa. Il peccato viene visto come una trasgressione della legge di Dio e anche come una separazione dell’uomo da Dio. Dio infatti disse ad Adamo ed Eva «Non mangerete del frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male, qualora ne mangiaste  voi morireste!».
 L’albero della conoscenza del bene e del male significa che è Dio che decide ciò che è bene e ciò che è male per l’uomo. L’uomo con il peccato si è separato da Dio, cioè ha deciso da solo ciò che è bene o male per se stesso.
 L’uomo continua a scegliere e si separa dall’azione di Dio: per questo non c’è bisogno soltanto di un’assoluzione della colpa, ma c’é bisogno di una riconciliazione con Dio, c’è bisogno della eliminazione della colpa, c’è bisogno della eliminazione degli effetti negativi del peccato.
 La Scrittura ci dice che l’uomo ha uno spirito e trascina nel suo peccato i luoghi in cui dimora. Quando Adamo pecca, Dio gli dice «Maledetto sia il suolo per causa tua!». Quel suolo è maledetto. Quando Caino uccide suo fratello Abele Dio dice «Il sangue di tuo fratello grida a me dal suolo» e Caino risponde «io vagherò ramingo», cioè non troverò in vita mia un posto dove possa stare, perché nessun pezzetto di terra mi accoglie in quanto son peccatore, lontano da Dio.
 Dobbiamo saper riflettere quando sentiamo dire che in un certo ambiente non ci si può stare. Tante volte le persone vengono a chiedere di benedire la casa per stare meglio. Bisogna chiedere: come vivete il matrimonio? A volte ci sono rapporti contro natura. Si smettono e la casa diventa vivibile. Togli il peccato di mezzo, poichè non si tratta di benedirlo ma di riscattarlo. L’uomo avendo uno spirito trascina la realtà che lo circonda.
 Con lo spirito l’uomo può avere dominio sulla materia e può contagiare il mondo che lo circonda. Se leggiamo Geremia, al capitolo III dice, quando parla del peccato del popolo: «Alza gli occhi sui colli e osserva: dove non ti sei disonorata? Tu sedevi sulle vie aspettandoli come fa l’arabo nel deserto. Così anche la terra hai contaminato con impudicizia e perversità. Per questo sono state fermate le piogge e gli scrosci di primavera non sono venuti». Isaia aggiunge «Ma questo popolo ha un cuore indocile e ribelle, si voltano indietro e se ne vanno e non dicono in cuor loro: temiamo il Signore nostro Dio, che largisce la pioggia d’autunno e quella di primavera a suo tempo. Ha acquistato le settimane per la messe e le mantiene costanti, la nostra iniquità ha sconvolto queste cose».
 La natura circostante è sconvolta perché l’uomo con il suo spirito ha la capacità di toccare l’ambiente che lo circonda. Allora dobbiamo distinguere bene i luoghi dove si vive: ci sono tante nazioni dove non si può vivere. Nella ex Yugoslavia non si può vivere, perché per secoli sono avvenuti massacri da parte dei musulmani e per secoli ci saranno massacri, finché quella terra non verrà riscatta dal peccato. In Burundi 20 anni fa c’erano stati già altri massacri e ci saranno ancora massacri finché il terreno non verrà riscattato dal potere del peccato. L’uomo con il peccato coinvolge l’ambiente che lo circonda, sia il territorio, sia l’ambiente formato dalle persone.
 Il peccato dell’uomo è il peccato della famiglia. Il Levitico dice «Se pecca il re pecca lui ma se pecca il sacerdote ha peccato il popolo» perché essendo persona spirituale trascina con se la comunità. Allora noi troviamo toccati dal peccato dei luoghi, degli ambienti.
 Il peccato è un’offesa a Dio ma è anche una scissione dell’uomo da Dio che produce dei danni. La scrittura dice che è entrata la morte nel mondo, ma non intesa come fine della vita ma come irrealizzazione, come perdita della vita, mentre Dio ha creato l’uomo perché sia partecipe della sua gloria.
 Ciò che è stato toccato dal peccato deve essere riscattato dal potere del peccato.
 Guardiamo dentro alla vita delle persone  che si presentano a noi, i danni che ci sono: i tuoi genitori ti hanno voluto? Hai perdonato tuo padre e tua madre? Ti sei mai donata a tuo marito? Perché finché non ti riconcili con i tuoi non conosci che cos’è il dono; conoscerai le prestazioni ma non il dono. E i tuoi figli come saranno? Idem di generazione in generazione finché non c’è riconciliazione ed eliminazione della colpa. Quante volte hai fatto una carezza a tuo marito? Quante volte gli hai detto “ti amo”?
 Alla base di queste situazioni c’è un danno che deve essere recuperato. Il peccato è un danno. Per questo quando diciamo che Gesù Cristo ci redime dal peccato non intendiamo che ci perdona il peccato, ma che abolisce la colpa, ridonandoci l’innocenza per cui possiamo chiamare Dio papà. Ci ridona quei beni che abbiamo perduto da Adamo ed Eva a oggi, per cui S. Agostino può gridare “Oh felice colpa, che meritasti un così grande Salvatore!”. Proprio perché l’uomo ha peccato, ha dato a Dio la possibilità di un dono ancor più grande, del cuore, dell’amore e della misericordia.
 S. Paolo che era un persecutore può annunciare la misericordia di Dio, perché l’aveva sperimentata sulla sua pelle. S. Paolo (Ef. III, 9-11) «Perché si è manifestato nel cielo per mezzo della Chiesa....». La Chiesa ha il compito universale di portare la salvezza alla storia e il peccato di una persona deve essere visto all’interno di una storia.
 Quando faccio una foto ad una persona fisso quel momento. Dio non ci guarda in fotografia ma guarda nella nostra storia. Perché questa donna fa la prostituta? Facciamone la storia perché da essa comprenderemo molte cose. Devo guardare il peccato nella storia.
 Prendiamo nella Bibbia l’argomento della benedizione e della maledizione.
 Cos’è la benedizione? È di due tipi:
a) la benedizione è la comunicazione di un beneficio. Dio ci ha benedetti creandoci, predestinandoci, amandoci in Cristo Gesù. S. Paolo dice che quando il marito ama santamente la moglie, benedice, santifica la moglie; quando la moglie ama il marito santifica il marito.
 I Cor. VII «altrimenti i vostri figli sarebbero impuri, mentre invece sono santi». I genitori cristiani benedicono i figli quando il loro amore è santo. Quindi se io amo il prossimo, io benedico il prossimo. Dio ci benedice dandoci lo Spirito santo, toccandoci il cuore, liberandoci dal peccato, guarendo le malattie, sentendoci fratelli, rendendoci la vita. Dio ci benedice arricchendoci. Così l’uomo benedice comunicando benefici.
b) invocazione di benedizione. Queste invocazioni possono avere grandi effetti o nulli, perché la parola che noi usiamo (vero sia per le benedizioni che per le maledizioni) se è espressione dello Spirito diventa creatrice.
 Quando Dio parla la parola detta diventa realtà. La benedizione posso esprimerla giorno e notte ma questa ha effetto se è lo Spirito che parla, se ciò che io dico è espressione dello Spirito. La parola che è espressione dello Spirito è creatrice. Per questo benedite e non maledite.
 Un altro aspetto è la realtà dei defunti. Una volta la Chiesa aveva inventato il limbo; oggi non se ne parla più, ma rimane il problema di cosa succede ad una persona non redenta e di qual è la volontà di Dio nei suoi riguardi. Il peccato tende sempre a formare la vittima, influenza sempre. Come disse Dio ad Abramo: «farò di te una benedizione e benedirò coloro che ti benediranno e maledirò coloro che ti malediranno».
 Il bene, la benedizione, tende a diffondersi e ugualmente anche il male tende a diffondersi. Tutti abbiamo assistito a storie come questa: un uomo beve, genera una figlia che non beve; essa si sposa e il marito si mette a bere, nasce una figlia che non beve, che si sposa con un bravo giovane che dopo le nozze si mette a bere, e così continua la storia.
 Le storie, se non guarite, si ripetono. Il peccato se non è tolto di mezzo continua a fare danni. Non basta l’assoluzione, ci vuole la redenzione, altrimenti rimane il danno. Se un ragazzo non studia e per questo viene giustificato, il deficit rimane. Allora il problema non è assolvere il peccato ma è redimere il peccato, toglierlo di mezzo.
 Qui si insinua il ruolo di Gesù Cristo nella nostra redenzione, unico Salvatore. C’è un contatto del peccato con i defunti. Se un assassino muore non potrà mai trovare pace finché non sarà sciolto dal suo peccato, deve essere liberato da quel peccato perché possa trovare pace e questa realtà è molto presente nella coscienza della gente.
 La lettera agli Ebrei parla di Gesù come Colui che deve portare ogni realtà alla perfezione; non parla solo di salvezza «Era ben giusto che Colui dal quale e per il quale sono tutte le cose, volendo portare molti figli alla gloria, rendesse perfetto mediante la sofferenza il capo che li ha portati alla salvezza». Gesù Cristo viene lui stesso reso perfetto.
 Tutta la lettera agli Ebrei è leggibile sotto questa luce: Cristo non viene a perdonare ma a portare alla perfezione, a restituire i meriti, le virtù perse.
 Non si arriva alla perfezione con le preghiere, i sacrifici, le oblazioni; si arriva alla perfezione accettando Gesù Cristo fino alla morte in croce. L’uomo peccando ha rifiutato Dio e si riconcilia con Dio se accetta la giustificazione per mezzo di Cristo.
 Cos’è la giustificazione? È la riappacificazione con Dio. Quando andiamo a confessarci non CHIEDIAMO il perdono, ma CELEBRIAMO il perdono della croce. Sulla croce di Cristo, Dio ha superato per sempre la sua condanna verso l’uomo: «Ti ho amato di amore eterno» e sancisce questa alleanza nel sangue del suo Figlio, per cui nessun peccato potrà annullare questa alleanza eterna. Le colpe degli uomini non annullano la fedeltà di Dio.
 Il bene che ho perduto con il peccato è in Cristo Gesù. Un bambino abortito ha la vita in Cristo risorto e la vita di Cristo risorto deve arrivare fino al bambino. Un defunto morto in peccato deve essere sciacquato, lavato nel sangue di Gesù, deve essere purificato nel sangue di Gesù; ma i beni perduti gli devono essere restituiti dall’amore di Gesù. Allora il parente quando prega per il defunto, deve affidare all’amore di Gesù quel parente morto, perché altrimenti il peccato non tolto di mezzo continua a fare danno. Per togliere di mezzo il peccato bisogna fare memoria del peccato. Ricordare, RIMEMBRARE.
 L’uomo peccatore si è smembrato da Cristo e noi dobbiamo ricondurre queste membra all’unità di Cristo, al corpo di Cristo! L’uomo morto in peccato deve essere ricondotto all’unità con Cristo, al corpo di Cristo, perché Cristo sia tutto in tutti. La Chiesa ha il potere di rimembrare i vivi e i defunti con Cristo.
 Nella Terzo Millennio Adveniente si dice «Come possiamo noi nel 2000 giubilare quando abbiamo le spalle piene di peccati, di ingiustizie, di scandali che abbiamo lasciato lungo i secoli!»
 La Chiesa si fa carico del peccato dei suoi figli. Il Papa non ha ammazzato nessun Ugonotto, ma va in Francia e chiede lui stesso perdono agli Ugonotti, perché il peccato della famiglia è il peccato del capo famiglia e viceversa. Il peccato del parrocchiano è il peccato del parroco.
 Nella nostra cultura cattolica abbiamo perso questo senso di solidarietà e l’età moderna ha reso il peccato un affare personale.
 Perché ci si deve confessare alla Chiesa? Perché il peccato è sempre comunitario, riguarda tutti.
 Bisogna richiamare al presente il peccato passato, bisogna fare memoria del peccato.
 Il peccato si toglie con l’amore, Dio salva l’uomo con l’amore, la Chiesa redime gli uomini dal peccato portando l’amore di Cristo agli uomini, poiché Dio ama con il nostro cuore, Dio non salva se non attraverso di noi.
 Dio non ci salva da soli ma con la nostra storia. Se io prego per il mio parente defunto, devo farmi carico del suo peccato, confessare i suoi peccati, immergere questa persona nel sangue di Cristo, ma aggiungendo al perdono di Dio il mio perdono. Bisogna sciogliere i defunti attraverso il nostro perdono, la nostra riconciliazione sincera; ecco allora il digiuno, la penitenza, la preghiera, tutto ha un senso per arrivare a mettere in contatto la storia malata con le membra sanguinanti di Gesù Cristo, che vengono a rimembrare le membra divise dell’umanità».

Commenti

  1. Bellissima catechesi di grande significato spirituale ma anche reale . Sconvolgente come non solo le persone ma anche le cose sono minate dal peccato.

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