Contro l’ideologia gender nelle scuole, una lettera per difendere i vostri bambini
La società civile si mobilità contro la “follideologia” gender che le lobby omosessualiste vorrebbero diffondere nelle nostre scuole allo scopo di “rieducare” le nuove generazioni.
Sono potenti e ben finanziate, sono “politicamente corrette” e quindi possono contare sull’appoggio dei vigliacchi, degli ignavi e di quelli che – pur non condividendo i presupposti irrazionali e innaturali di detta ideologia – non osano opporsi per non apparire retrogradi, bigotti, ecc.
Quindi, la società civile si mobilita: la Manif e le Sentinelle manifestano in piazza, genitori, insegnanti e educatori costituiscono comitati e associazioni per sostenere chi fosse in difficoltà. Noi di Pro Vita, insieme al Comitato Articolo 26 e ai Giuristi per la Vita, abbiamo stilato una bozza di lettera da inviare ai Presidi delle scuole dei vostri figli minorenni (quindi anche per i primi anni delle superiori). E’ importante: scaricatela e speditela: con più firme, se possibile, o – meglio ancora – ne spedisca una ciascun genitore interessato. Diffondetela.
Serve a far capire che in quella scuola ci sono genitori attenti a ciò che viene insegnato ai ragazzi e alle attività didattiche che essi svolgono. Genitori che non accettano che il loro ruolo venga usurpato né da associazioni, né da lobby, e nemmeno da istituzioni che non hanno alcun titolo per esautorare la potestà educativa genitoriale.
Sulle barricate
Suona la campanella, genitori sulle barricate contro il gender
Tra le polemiche sulla Buona Scuola che accompagnano il rientro in aula degli studenti, tiene banco anche quella sul gender
Tra oggi e domani tornano sui banchi di scuola circa 9 milioni di studenti. Mai come quest’anno, il primo suono della campanella è accompagnato da polemiche e iniziali mobilitazioni di protesta. Un tema che resta caldo è quello relativo all’insegnamento della teoria gender.
A tal proposito sembra esser servita a poco la circolare emanata nel giugno scorso dal ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, che ha ribadito che nessuna attività extra-curriculare può essere avviata senza il consenso informato dei genitori. Vani anche i generosi tentativi, da parte di esponenti del Pd, di negare riferimenti al gender all’interno della Buona Scuola.
Del resto l’art. 3, comma 16, del maxiemendamento sulla “violenza di genere”, si richiama a un quadro normativo che lascia ben poche rassicurazioni ai genitori. In particolare, suscita allarme l’indiretto riferimento alla Convenzione di Istanbul, di fatto recepita ed attuata con la legge 119 del 2013 a cui il testo della Buona Scuola si riferisce.
In questo trattato, sottoscritto nella città turca nel 2011 dal Consiglio d’Europa, si legge: “Con il termine ‘genere’ ci si riferisce a ruoli, comportamenti, attività e attributi socialmente costruiti”. Parole esplicite dunque, che testimoniano la presenza della teoria secondo cui l’identità sessuale sarebbe determinata da elementi esclusivamente culturali.
Di qui i volantinaggi avvenuti già questa mattina, agli ingressi di molti istituti, in occasione dell’apertura delle scuole in gran parte delle regioni italiane. I pieghevoli invitano i genitori ad assumere un atteggiamento di massima vigilanza nei confronti di corsi i quali potrebbero nascondere, dietro criptici riferimenti alla lotta contro le discriminazioni, l’indottrinamento al gender.
Un forte appello ai genitori giunge anche dal Comitato Difendiamo i Nostri Figli, nato per organizzare la grande manifestazione del 20 giugno scorso in piazza San Giovanni. Sul proprio sito, il Comitato propone una serie di “consigli operativi concreti per contrastare l’introduzione dell’ideologia gender nell’insegnamento scolastico”.
Si tratta di un decalogo di 10 articoli, al quale si aggiunge come appendice l’invito ai genitori ad offrirsi come “rappresentanti di classe” e ad entrare nei “consigli d’istituto”. La vigilanza scrupolosa verso tutti i programmi d’insegnamento è il punto numero uno del documento. Si colloca in questa prospettiva il consiglio di leggere attentamente il Pof (piano d’offerta formativa), nel quale devono essere elencate con chiarezza tutte le attività d’insegnamento che l’istituto intende adottare.
Laddove venisse individuata qualche attività che coincida con quelle legate all’insegnamento della teoria gender, i genitori devono ricorrere allo strumento del consenso informato. Devono cioè dichiarare per iscritto di non autorizzare il proprio figlio a partecipare a determinati corsi, consegnare il foglio firmato in segreteria e infine protocollarlo.
Il Comitato ricorda però che il gender potrebbe introdursi anche attraverso corsi curriculari, verso i quali nulla può il consenso informato. In questo caso - si legge - “si raccomanda che i genitori vigilino con grande attenzione, intervenendo sul singolo insegnante e/o sul dirigente scolastico, qualora si scorgano impostazioni in contrasto con propri valori morali o sociali di riferimento”.
Del resto - prosegue il Comitato - “il genitore ha il diritto di chiedere tutti i chiarimenti che vuole, coinvolgendo ogni istituzione scolastica, ad ogni livello: consiglio di classe, consiglio d’istituto, consiglio dei professori, preside”. La raccomandazione è inoltre quella di coinvolgere le associazioni dei genitori che fanno parte del Comitato, i cui indirizzi mail sono elencati nel documento in questione.
Infine, il Comitato ricorda che “ogni genitore ha grande potere decisionale e - cercando di aggregare altre famiglie - la possibilità d’intervento sugli organismi scolastici diventa tanto più forte e positiva, soprattutto se sostenuta da un’associazione genitori accreditata”.
Suona la campanella, genitori sulle barricate contro il gender
Tra le polemiche sulla Buona Scuola che accompagnano il rientro in aula degli studenti, tiene banco anche quella sul gender
Tra oggi e domani tornano sui banchi di scuola circa 9 milioni di studenti. Mai come quest’anno, il primo suono della campanella è accompagnato da polemiche e iniziali mobilitazioni di protesta. Un tema che resta caldo è quello relativo all’insegnamento della teoria gender.
A tal proposito sembra esser servita a poco la circolare emanata nel giugno scorso dal ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, che ha ribadito che nessuna attività extra-curriculare può essere avviata senza il consenso informato dei genitori. Vani anche i generosi tentativi, da parte di esponenti del Pd, di negare riferimenti al gender all’interno della Buona Scuola.
Del resto l’art. 3, comma 16, del maxiemendamento sulla “violenza di genere”, si richiama a un quadro normativo che lascia ben poche rassicurazioni ai genitori. In particolare, suscita allarme l’indiretto riferimento alla Convenzione di Istanbul, di fatto recepita ed attuata con la legge 119 del 2013 a cui il testo della Buona Scuola si riferisce.
In questo trattato, sottoscritto nella città turca nel 2011 dal Consiglio d’Europa, si legge: “Con il termine ‘genere’ ci si riferisce a ruoli, comportamenti, attività e attributi socialmente costruiti”. Parole esplicite dunque, che testimoniano la presenza della teoria secondo cui l’identità sessuale sarebbe determinata da elementi esclusivamente culturali.
Di qui i volantinaggi avvenuti già questa mattina, agli ingressi di molti istituti, in occasione dell’apertura delle scuole in gran parte delle regioni italiane. I pieghevoli invitano i genitori ad assumere un atteggiamento di massima vigilanza nei confronti di corsi i quali potrebbero nascondere, dietro criptici riferimenti alla lotta contro le discriminazioni, l’indottrinamento al gender.
Un forte appello ai genitori giunge anche dal Comitato Difendiamo i Nostri Figli, nato per organizzare la grande manifestazione del 20 giugno scorso in piazza San Giovanni. Sul proprio sito, il Comitato propone una serie di “consigli operativi concreti per contrastare l’introduzione dell’ideologia gender nell’insegnamento scolastico”.
Si tratta di un decalogo di 10 articoli, al quale si aggiunge come appendice l’invito ai genitori ad offrirsi come “rappresentanti di classe” e ad entrare nei “consigli d’istituto”. La vigilanza scrupolosa verso tutti i programmi d’insegnamento è il punto numero uno del documento. Si colloca in questa prospettiva il consiglio di leggere attentamente il Pof (piano d’offerta formativa), nel quale devono essere elencate con chiarezza tutte le attività d’insegnamento che l’istituto intende adottare.
Laddove venisse individuata qualche attività che coincida con quelle legate all’insegnamento della teoria gender, i genitori devono ricorrere allo strumento del consenso informato. Devono cioè dichiarare per iscritto di non autorizzare il proprio figlio a partecipare a determinati corsi, consegnare il foglio firmato in segreteria e infine protocollarlo.
Il Comitato ricorda però che il gender potrebbe introdursi anche attraverso corsi curriculari, verso i quali nulla può il consenso informato. In questo caso - si legge - “si raccomanda che i genitori vigilino con grande attenzione, intervenendo sul singolo insegnante e/o sul dirigente scolastico, qualora si scorgano impostazioni in contrasto con propri valori morali o sociali di riferimento”.
Del resto - prosegue il Comitato - “il genitore ha il diritto di chiedere tutti i chiarimenti che vuole, coinvolgendo ogni istituzione scolastica, ad ogni livello: consiglio di classe, consiglio d’istituto, consiglio dei professori, preside”. La raccomandazione è inoltre quella di coinvolgere le associazioni dei genitori che fanno parte del Comitato, i cui indirizzi mail sono elencati nel documento in questione.
Infine, il Comitato ricorda che “ogni genitore ha grande potere decisionale e - cercando di aggregare altre famiglie - la possibilità d’intervento sugli organismi scolastici diventa tanto più forte e positiva, soprattutto se sostenuta da un’associazione genitori accreditata”.
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Al Dirigente Scolastico dell’Istituto……
e.p.c. All’Ufficio Scolastico Provinciale di
e.p.c. All’Ufficio Scolastico Regionale di
Oggetto: RICHIESTA CONSENSO INFORMATO
I sottoscritti genitori dell’alunno…………………, frequentante la classe ………… di codesto Istituto, nell’esercizio del loro diritto inviolabile e fondamentale all’educazione,
PREMESSO
- che l’art.26, terzo comma, della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo attribuisce ai genitori «il diritto di priorità nella scelta di educazione da impartire ai propri figli»;
- che l’art. 18 della stessa Dichiarazione Universale garantisce la «libertà di manifestare, isolatamente o in comune, sia in pubblico che in privato, i propri valori religiosi nell’educazione»;
- che l’art. 2 del primo protocollo addizionale alla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, rubricato “Diritto all’istruzione”, sancisce il principio secondo cui: «lo Stato, nel campo dell’insegnamento, deve rispettare il diritto dei genitori di provvedere secondo le loro convinzioni religiose e filosofiche»;
- che l’art.30 della Costituzione italiana che garantisce e tutela «il diritto dei genitori ad educare i propri figli»;
- che la Raccomandazione CM/Rec(2010)5 del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa invita espressamente gli Stati membri a «tenere conto del diritto dei genitori di curare l’educazione dei propri figli» nel «predisporre e attuare politiche scolastiche e piani d’azione per promuovere l’uguaglianza e la sicurezza e garantire l’accesso a formazioni adeguate o a supporti e strumenti pedagogici appropriati per combattere la discriminazione» (Allegato VI Istruzione, n.31);
- che nella “Linee di Indirizzo sulla Partecipazione dei Genitori e Corresponsabilità Educativa” diramate dal Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca il 22 novembre 2012 si è espressamente invocato il diritto dei genitori alla «corresponsabilità educativa»;
CHIEDONO
- di essere espressamente informati per iscritto se nell’ambito del Piano per l’Offerta Formativa sono previsti progetti relativi all’educazione sessuale ed affettiva, alla cosiddetta “teoria del gender”, o comunque connessi a forme di propaganda ideologica omosessualista, anche mediante lezioni tenute da educatori esterni o rappresentanti di associazioni LGBT, come avvenuto nel caso dell’istituto scolastico I.T.C.G. “Cattaneo-Dall’Aglio” di Castelnovo ne’ Monti (RE), o mediante distribuzione di materiale didattico, ovvero mediante la predisposizione di bibliografie sulle tematiche LGBT e sulle nuove realtà familiari, come avvenuto al Liceo Classico “Giulio Cesare” di Roma nella nota vicenda legata al romanzo “Sei come sei” della scrittrice Melania Mazzucco;
- di essere espressamente informati per iscritto e in modo completo e dettagliato del contenuto delle eventuali attività didattica in questione, dei relativi materiali e i sussidi utilizzati, della data, dell’ora e della durata di tale attività, e di ogni informazione necessaria a identificare le persone e gli enti coinvolti nella organizzazione dell’attività in questione, al fine di valutare anche i relativi titoli;
AVVERTONO
- che la presente richiesta viene formalmente inoltrata al fine di poter valutare se dare o meno il consenso alla partecipazione del proprio figlio a tali attività didattiche;
- che, in mancanza delle informazioni richieste o in mancanza del consenso scritto dei richiedenti genitori, il proprio figlio dovrà essere esonerato dal partecipare ai summenzionati progetti formativi e dal frequentare le attività ad essi connesse;
ESPRIMONO
Il proprio apprezzamento e personale gratitudine per il sostegno che la S.V. vorrà in ogni circostanza fornire per facilitare l’esercizio libero, democratico e civile dei diritti dei sottoscritti genitori, nel rispetto dello sviluppo della personalità del proprio figlio, garantito dall’art.3, secondo comma, della Costituzione italiana.
Data e firma
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