SANTA LUCIA




Lucia fu una delle vittime della persecuzione di Diocleziano e Massimiano, che durò dal 303 al 311. Secondo la tradizione, quando era già promessa sposa ad un giovane del suo rango (lei era una nobile siracusana), essendosi ammalata la madre, Lucia la accompagnò a Catania in pellegrinaggio sulla tomba di sant’Agata: qui ebbe una visione che le annunciava la guarigione della madre insieme al futuro martirio. Tornata a Siracusa, decise di consacrarsi al Signore e mise in vendita la sua dote per donarne il ricavato ai poveri. Il fidanzato, sconvolto per l’abbandono, la denunciò come cristiana al governatore Pascasio, che la fece arrestare imponendole di sacrificare agli dei. Al fermo rifiuto di Lucia, Pascasio la condannò al lupanare, la casa delle prostitute, ma quando i soldati tentarono di condurvela, lo Spirito Santo la rese così immobile che nessuno riusciva a spostarla, neppure con una coppia di buoi ai quali venne agganciata. Allora il governatore ordinò un gran fuoco di fascine per incenerirla, ma la giovane uscì indenne dal rogo. Non restava che la decapitazione, tuttavia secondo un’altra tradizione non le fu tagliata la testa, ma fu pugnalata alla gola (infatti, la statua della santa che viene portata in processione a Siracusa ha un pugnale piantato nel collo). Era il 13 dicembre del 304, Lucia aveva probabilmente 25 anni. Le sue spoglie mortali si venerano a Venezia nella chiesa dei santi Geremia e Lucia. Prima si trovavano in Sicilia, ma ai tempi della conquista musulmana furono nascoste in luogo sicuro finché nel 1039 il generale bizantino Maniace decise di trasportarle a Costantinopoli per donarle alla regina Teodora. Quando, nel 1204, Costantinopoli fu conquistata dai Crociati, il doge Enrico Dandolo le portò a Venezia. Poi, attraverso missioni diplomatiche, Siracusa ottenne dai veneziani alcune reliquie della martire. La più recente è stata consegnata il 13 dicembre 1988 alla Chiesa siracusana dal cardinale Cè.

FAMIGLIA CRISTIANA

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