IL PURGATORIO







ISTRUZIONE
IL PURGATORIO
Tratto da: "La vera via del Cristianesimo" di P. Giuseppe Da Corlo

1. Il giudizio subito dopo la morte

La Sacra Scrittura ci dice: "E' stabilito che gli uomini muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio" (Ebrei 9, 27). L'uomo, responsabile di tutte le sue azioni, dovrà presentarsi al tribunale di Dio, giu­sto giudice, il quale darà a ciascuno secondo le sue opere (Romani 2, 6).

Subito dopo la morte di ogni uomo ci sarà il giudi­zio di Dio. Ce lo ha detto chiaramente anche Gesù nella parabola del ricco e del povero Lazzaro: " Il povero morì e fu portato dagli Angeli nel seno di Abramo (cioè in Paradiso); morì anche il ricco e fu sepolto. Stando nell'Inferno tra i tormenti... (Luca 16, 22). Gesù stesso assicurò il buon ladrone, agonizzante come Lui sulla croce, che lo avrebbe portato con Sè in Paradiso quello stesso giorno (Luca 23,43).

Oltre al giudizio subito dopo la morte, la Sacra Scrittura insegna l'esistenza del Purgatorio indiretta­mente, ammettendo la possibilità di una purificazione nell'aldilà.

2. Il Purgatorio nel Vecchio Testamento

Infatti, secondo il libro biblico 2 Maccabei 12, 38­46 gli Ebrei pregarono per i loro caduti, sul cui corpo erano stati trovati oggetti consacrati agli idoli, perchè il Signore perdonasse il loro peccato; poi mandarono a Gerusalemme duemila monete d'argento perchè fosse offerto un sacrificio espiatorio.

Essi erano dunque convinti di poter liberare i defun­ti dai loro peccati mediante preghiere e sacrifici. La Sacra Scrittura approva tale comportamento. Dice infatti: "Egli (Giuda Maccabeo) compì un'azione molto buona e nobile... e la sua considerazione era santa e devota. Perciò fece offrire un sacrificio espiato­rio per i morti perchè essi fossero assolti dal loro pec­cato" (2 Maccabei 12, 42-46).

E' fuori dubbio che qui si tratta di individui morti con sentimenti di pietà religiosa e nell'amicizia di Dio. Per conseguenza venivano a trovarsi non all'Inferno e neppure - a causa del peccato commesso - in Paradiso, ma in un luogo di espiazione, cioè in Purgatorio, altri­menti non avrebbero potuto "essere sciolti dai loro peccati".

Da questo brano della Bibbia risulta che gli Ebrei ed i Sacerdoti di Gerusalemme che dovevano compiere questi sacrifici, credevano nel Purgatorio e nella possi­bilità di aiutare le anime purganti; risulta pure che Dio approva la fede e la pia pratica degli Ebrei, perchè la Bibbia qualifica quell'azione come " azione molto buona ē nobile " (1).

Nota: (1) Poichè il libro biblico dei Maccabei insegna chiara­mente l'esistenza del Purgatorio e la possibilità che abbiamo di aiutare le anime del purgatorio con sacrifici e preghiere, i protestanti lo rifiutano come libro ispirato da Dio. Infatti nelle loro Bibbie non c'è. Eppure il libro dei Maccabei viene citato (e quindi riconosciuto come ispirato da Dio) da Ebrei 11,35 e addirittura dal vangelo di Giovanni (Giovanni 10,22).

3. II Purgatorio nel Nuovo Testamento

Gesù stesso, anche se non ha usato la parola “purga­torio” (che vuol dire luogo o stato di purificazione), ci ha parlato di esso. Disse una volta: "La bestemmia contro lo Spirito Santo non sarà perdonata né in que­sto mondo né in quello futuro" (Matteo 12, 32). Queste parole di Gesù fanno intendere chiaramente che esiste la possibilità di perdono di certi peccati anche dopo la morte. Evidentemente non possono essere per­donati nell'altra vita i peccati mortali che meritano la condanna eterna. Si tratta dunque dei peccati veniali, non ancora perdonati e della pena non ancora scontata dovuta ai peccati mortali perdonati.

Ciò non può avvenire nell'Inferno, dove non c'è perdono; non può avvenire in Paradiso, dove non si può entrare col peccato; quindi avviene in Purgatorio.

Ancora: Gesù ha detto: "Nel giorno del giudizio gli uomini daranno conto anche di una parola oziosa" (Matteo 12,36). Naturalmente Dio non può mandare all'Inferno un uomo per una parola oziosa; lo manderà in Purgatorio. Lo stesso san Paolo, pur non usando la parola "Purgatorio", indica in modo assai chiaro il con­cetto che con tale parola si vuole significare. Infatti parlando di chi opera per vanità dice: "La sua opera prenderà fuoco, ne soffrirà danno, però egli si salverà, ma come attraverso il fuoco" (1 Corinzi 3,15).

Del resto la nostra stessa ragione esige l'esistenza del Purgatorio perchè è evidente per tutti che la mag­gioranza degli uomini non è tanto cattiva da meritare l'Inferno, né tanto buona da meritare il Paradiso. Dunque deve esistere il Purgatorio dove le anime si purificano prima di essere ammesse alla felicità eterna.

L'esistenza del Purgatorio si deduce anche dalla santità e dalla giustizia di Dio. La santità di Dio esige che siano accolte in Paradiso soltanto anime totalmente pure ("Niente di impuro entrerà in Cielo" dice, infatti, Apocalisse 21, 27). La giustizia di Dio esige che siano espiate le colpe che non si sono espiate sulla terra da parte di quelle anime che non meritano l'Inferno.

Bisogna dunque ammettere uno stato intermedio tra il Paradiso e l'Inferno (il Purgatorio, appunto) che ha per fine la purificazione definitiva delle anime ed è, pertanto, temporaneo; non è eterno come il Paradiso e l'Inferno.

I protestanti sono convinti che per essere ammessi al Paradiso basti aderire mediante la fede a Cristo, per­chè a soddisfare per i peccati di tutto il mondo ha prov­veduto con sovrabbondanza Cristo col sacrificio della Croce.

Anche la Chiesa cattolica sa bene che il Sangue di Gesù ci purifica da ogni peccato (1 Giovanni 1,7). Ma sa pure che i meriti infiniti di Gesù, perchè siano frut­tosi per l'individuo, devono essere accettati e fatti pro­pri con la fede e con le opere buone. Gesù risponde al giovane ricco: "Se vuoi avere la vita eterna, osserva i Comandamenti" (Matteo 19, 16-19) non disse: "Abbi la fede e ciò basterà" (vedi il cap. VIII la Giustificazione).

Cioè è stabilito che anche noi, insieme con Cristo, dobbiamo collaborare alla nostra salvezza. In ciò san Paolo è molto chiaro: "Adempio in me ciò che manca (perchè porti frutto) alla Passione di Cristo" (Colossesi 1,24). E che cosa manca alla Passione di Cristo? Non certo l'efficacia di soddisfare essendo essa di valore infinito, ma manca l'applicazione al cristiano singolo, cosa che non può essere realizzata senza la sua libera accettazione e senza la sua personale collaborazione, proprio secondo il detto di sant'Agostino: "Chi ti ha creato senza di te, non ti salva senza di te".

Se dunque qualcuno - pur trovato alla morte degno del Paradiso - non ha espiato completamente i propri peccati, dovrà compiere questa espiazione in Purgatorio e ciò pur avendo Gesù soddisfatto abbon­dantemente per i peccati del genere umano.

Questo luogo di espiazione non solo non svalora il sacrificio della Croce, ma costituisce una prova eviden­te della potenza del Sangue prezioso di Gesù, perchè in questo modo la misericordia di Dio dà alle anime, non interamente purificate, la possibilità di purificarsi, espiando dopo la morte le colpe che non hanno avuto tempo o modo di espiare del tutto durante la loro vita.

4. Obiezioni dei protestanti contro il Purgatorio

Il fatto che il buon ladrone sia andato direttamente in Paradiso (Luca 23,43) subito dopo la morte, nulla prova contro il Purgatorio, perchè a lui è bastato come purificazione dei suoi peccati la sua accorata preghiera a Gesù, le sofferenze della crocifissione e lo spezza­mento delle gambe. Inoltre quello che vale per il suo caso particolare, non vale come legge generale.

Così pure il passo di Giovanni 14,3: "Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi pren­derò con me, perchè siate anche voi dove sono io" nulla prova in contrario.

Tra l'Ascensione del Risorto al Cielo ed il suo ritor­no alla fine del mondo, cosa impedisce infatti la purifi­cazione delle anime dopo la morte? Giovanni ci inse­gna (1 Giovanni 1, 7-9) che è Dio che purifica da ogni peccato, ma non ci dice il modo come lo fa; per cui può essere anche mediante l'espiazione dopo la morte, come infatti provano altri passi della Sacra Scrittura.

Quanto al salmo 49, 6-9 è ovvio che nessuno può acquistare la propria salvezza col denaro. Ma è anche vero che l'elemosina - fatta nel modo voluto da Gesù nel vangelo (Matteo 6, 1-4), cioè animata dalla carità che copre una moltitudine di peccati (1 Pietro 4,8) - purifica da ogni peccato, come viene assicurato dalla Sacra Scrittura: "L'elemosina salva da morte e purifica da ogni peccato" (Tobia 12,9).

Il fatto poi della "visita della Madonna alle anime del Purgatorio il sabato" i protestanti la fondano su una rivelazione privata a S. Simone Stock e quindi non vi è alcun obbligo di crederla. Come si sa, infatti, dopo l'ultimo dei libri rivelati (l'Apocalisse), la Rivelazione è chiusa e non vi possono essere se non delle rivelazio­ni private (Lourdes, Fatima, etc.), le quali, anche se considerate dalla Chiesa come certe e fondate, non si è obbligati a crederle.

Contro la credenza, però, nulla prova la citazione di Luca (16, 26) perchè in tale passo del vangelo non del Purgatorio si parla, ma dell'Inferno, separato dal Paradiso da un abisso, simbolo dell'impossibilità di cambiare stato, sia per gli eletti come per i dannati.

E non è forse vero che Cristo "in spirito andò ad annunciare la salvezza anche gli spiriti che attendeva­no in prigione" (1 Pietro 3,19)? Tale prigione non era il Paradiso nè l'Inferno. Cos'era allora?

5. Rapporti tra vivi e defunti

I protestanti negando l'esistenza del Purgatorio, negano anche la possibilità che i vivi possano pregare per i morti e viceversa. Abbiamo già visto come la Sacra Scrittura, al contrario, parla del Purgatorio diver­se volte.

Per farci comprendere il dovere che i vivi hanno di venire in aiuto dei defunti, la Sacra Scrittura afferma che "santo e salutare è il pensiero di pregare per i defunti perchè essi siano sciolti dai loro peccati" (2 Maccabei 12, 43). Perciò è secondo la Bibbia l'usanza dei Cattolici di aiutare le anime del Purgatorio con pre­ghiere, Messe, elemosine ed altre opere buone per affrettare il loro ingresso in Paradiso.

Dice infatti sant'Efrem: "Se gli uomini di Giuda Maccabèo con le offerte espiarono i peccati di quelli che erano caduti in guerra in uno stato di colpa, quanto più i sacerdoti del Figlio coi santi sacrifici e le preghie­re possono espiare i peccati dei defunti".

Oltre che a parlarci dell'intercessione dei vivi per i morti (2 Maccabei 12, 38-45), la Sacra Scrittura ci parla pure chiaramente dell'intercessione dei morti per i vivi in 2 Maccabei 15, 12-16: Giuda Maccabeo vede in visione il profeta Geremia, morto già da molto tempo, che prega Dio per tutti gli Ebrei: "Questo è l'amico dei suoi fratelli, che prega molto per il popolo e per la città santa di Gerusalemme".

Anche in Apocalisse 6, 9-11 le anime di coloro che furono immolati a causa della parola di Dio e della testimonianza che gli avevano resa (cioè i màrtiri) pre­gano Dio in favore dei cristiani sulla terra e Dio assicu­ra che li esaudirà.

6. La testimonianza dei primi cristiani

I primi Cristiani, basandosi sull'insegnamento degli Apostoli, hanno testimoniato la loro fede nel Purgatorio con numerose preghiere scritte nelle cata­combe. Una di queste preghiere dice: "O Dio, i glo­riosi meriti dei tuoi Santi ci liberino dal castigo, le anime dei fedeli defunti che godono nella beatitudine ci aiutino; quelle che hanno bisogno di conforto siano assolte per i suffragi della Chiesa" (Marucchi, Manuale di Archeologia Cristiana, p. IV c. III, p. 235).

Uno dei racconti più toccanti che ci sono stati tra­smessi a questo proposito è dovuto alla penna di Sant'Agostino. Egli dice che sua madre, santa Monica, arrivata all'ora della morte, gli indirizzò que­st'ultima preghiera: "Seppellisci il mio corpo dove vuoi, non ti preoccupare di esso. Ma io ti prego sola­mente, ovunque tu sia, di ricordarti di me all'altare del Signore" (Confessioni, IX, 11). Troviamo qui docu­mentato l'uso nella Chiesa primitiva di pregare per i defunti che sono in Purgatorio. Ciò che la Chiesa Cattolica ha fatto e farà sempre.

7. Offerte per la S. Messa e gli atti di culto

A quei protestanti che si scandalizzano dei Sacerdoti cattolici che accettano offerte per la celebrazione della S.Messa, rispondiamo con le parole dello stesso S. Paolo il quale nella Prima Lettera ai Corinzi insegna: "Se noi abbiamo seminato in voi le cose spirituali, è forse gran cosa se raccoglieremo beni materiali? Se gli altri hanno tale diritto su di voi, non l'avremo noi di più? Non sapete che coloro che celebrano il culto traggono il nutrimento dal culto, e coloro che sono addetti all'altare hanno parte alle offerte fatte all'altare? Così anche il Signore ha disposto che quelli che annunziano il Vangelo vivano del Vangelo" (1 Corinzi 9,11-14).

Lo stesso Gesù accettava offerte di beni per Sè e per gli Apostoli, dato che era continuamente impegnato nella predicazione del Vangelo. Il medesimo Vangelo ci dice infatti: "Maria, detta Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni, Giovanna, Susanna e molte altre, che li assistevano con i loro beni" (Luca 8, 1-3).

Perfino i Dodici avevano una cassa comune dove veni­vano raccolte le offerte fatte loro e di cui il cassiere era Giuda (Giovanni 12, 6). Ciò non è per niente condannato da Cristo.

Commenti

Post popolari in questo blog

PREGHIERA DI LIBERAZIONE

E’ la notte dei Sacri Cuori di Gesù e Maria. Recita questa grande preghiera di guarigione e liberazione

SONO DANNATA!