Santa Maria Faustina del Santissimo Sacramento


8. LE NOTTI BUIE 

Insieme a un nuovo compito nella vita di Suor Faustina si delineò un'altra tappa di purificazioni dolorose chiamate notti passive dello spirito. Lo sfondo e lo strumento attraverso il quale il Signore realizzava quest'opera nella sua anima fu la radicalizzazione dell'idea di una nuova congregazione. Suor Faustina inizialmente credette che Gesù 
volesse da lei l'abbandono della sua Congregazione e la fondazione di un convento contemplativo. Il 21 marzo del 1934 era partita con questa intenzione da Vilnius. Sulla strada per Walendów si fermò a Varsavia dove ebbe l'occasione di parlare con la superiora generale, Madre Michaela Moraczewska, che stimava molto. La Madre Generale dopo aver ascoltato Suor Faustina disse che a suo parere, per il momento, la volontà di Dio era che Suor Faustina rimanesse nella propria Congregazione perché in essa aveva pronunciato i voti perpetui; espresse anche la convinzione che l'opera della misericordia assegnata da Gesù doveva essere molto bella, viste le proteste insistenti di Satana; consigliò di non avere fretta con la fondazione di una nuova Congregazione perché, se in realtà l'opera proveniva da Dio, con il tempo si sarebbe cristallizzata e si sarebbe realizzata.
Dopo un soggiorno di alcune settimane a Walendów si recò nella casa della Congregazione a Derdy distante un chilometro, dove preparava da mangiare per alcune sorelle e per più di trenta educande. Ricorda Suor Serafina Kukulska: “Aveva come aiuto in cucina una ragazza neofita di modi molto sgarbati con la quale nessuno voleva collaborare e proprio questa ragazza lavorando con Suor Faustina cambiò tanto che non la si riconosceva più. Allo stesso modo influenzava silenziosamente le anime peccatrici. Suor Faustina aveva a Derdy così pochi impegni da farle sembrare il soggiorno in questa casa una vacanza. Doveva dormire due ore di pomeriggio, poteva svolgere alcuni esercizi spirituali nella foresta e così poter respirare l'aria pulita e fresca. Sentiva che in questo posto si rinforzavano le sue forze fisiche molto precarie. Tuttavia ben presto dovette partire per Cracovia dove c'erano condizioni migliori per poter curare la tubercolosi. All'arrivo in questa casa Suor Faustina univa la speranza all'adempimento definitivo della volontà di Dio relativa alla fondazione di una nuova Congregazione.”
Sapeva già che quella « congregazione » doveva essere una grande opera nella Chiesa, composta da una congregazione maschile e una femminile e da persone laiche. Informò di questo Padre Sopoćko già nel marzo del 1936. Padre Sopoćko, tuttavia, era convinto che il suo ruolo in quell'opera sarebbe stato la fondazione di una congregazione contemplativa. Dopo l'arrivo a Cracovia, Suor Faustina incontrò P. Andrasz che le ordinò di pregare fino alla festa del Sacratissimo Cuore di Gesù, di aggiungere qualche mortificazione e promise di darle una risposta al riguardo proprio in quel giorno. Tuttavia Suor Faustina, sollecitata interiormente non aspettò quella festa, ma dopo la confessione settimanale dichiarò al Padre Andrasz di aver deciso di abbandonare la Congregazione. Il confessore di Cracovia rispose che, visto che Suor Faustina aveva preso la decisione da sola, doveva allora prendere su di sé anche tutta la responsabilità. Faustina inizialmente si rallegrò molto del fatto di abbandonare la Congregazione, ma il giorno dopo la assalirono i dubbi e una grande oscurità; si sentì abbandonata dalla presenza di Dio e decise di aspettare prima di prendere una decisione fino al prossimo incontro con il confessore.
La Madre Generale, che già non aveva acconsentito all'abbandono della Congregazione mettendola in guardia dalle illusioni e dalle decisioni affrettate, quando andò a visitare la casa di Cracovia, disse: “Finora, sorella, l'ho sempre trattenuta, ma ora la lascio libera. Se vuole, sorella, può lasciare la Congregazione e se vuole può restare (D. 1115).”. Decise di andar via e di chiedere al Santo Padre la dispensa dai voti. Ma anche questa volta fu assalita da una tale oscurità da tornare nella stanza della Madre Generale e di raccontarle i suoi tormenti e le sue lotte.
Questa fu l'ultima prova dell'abbandono della Congregazione, ma la lotta spirituale continuava ancora. “Il mio tormento nessuno lo immagina né lo comprende, né io sono in grado di descriverlo, né vi può essere una sofferenza più grande di questa. I tormenti dei martiri non sono maggiori, poiché la morte in questi momenti per me sarebbe un sollievo, e non so a cosa paragonare questa tribolazione, questa agonia dell'anima senza fine (D. 1116).”. Nel fuoco della lotta spirituale si purificava la sua anima. La ragione, la volontà, la memoria e i sentimenti, tutti i sensi, in una armonia sempre maggiore si sottomettevano a Dio e preparavano l'anima a una piena unione con Lui. Dio non ci mette mai davanti a prove che superino le nostre forze, diceva Suor Faustina; se le sofferenze sono grandi, grande è anche la grazia di Dio. Nell'oscurità delle notti passive Dio le donava momenti di respiro e di gioia immensa. “Improvvisamente vidi Gesù che mi disse queste parole: Adesso so che non Mi ami per le grazie né per i doni, ma perché la Mia volontà ti è più cara della vita. Per questo Mi unisco a te così intimamente come con nessun'altra creatura. In un momento Gesù scomparve. La presenza di Dio inondò la mia anima; so di essere sotto lo sguardo di un Sovrano. M'immersi tutta nella gioia che proviene da Dio, senza alcun interruzione (D. 707-708).”.
Nel giugno del 1937 descrisse nel “Diario” la forma definitiva dell'opera: una, ma in tre diramazioni: la prima costituita dalle anime separate dal mondo che dovevano consumarsi in sacrificio davanti alla maestà Divina, impetrare la misericordia per il mondo e prepararlo per la seconda venuta di Cristo. La seconda doveva esser costituita dalle congregazioni attive che uniscono la preghiera alle opere di misericordia rendendo presente in un mondo pieno di egoismo l'amore misericordioso di Dio. Alla terza dovevano appartenere tutte quelle le persone che attraverso una testimonianza quotidiana della misericordia verso il prossimo, con la parola, con la preghiera e con l'azione per amore di Gesù avrebbero adempiuto ai compiti di quest'opera.
La realizzazione di questo compito non soltanto avrebbe procurato a Suor Faustina grandissime sofferenze ma l'avrebbe condotta ad una piena unione con Gesù, al così detto fidanzamento e sposalizio mistico. Le facoltà dell'anima, purificate nelle notti passive dello spirito non costituivano più nessun ostacolo: la ragione e la volontà desideravano soltanto Dio e ciò che Egli desidera. Il Signore la conduceva nel mondo dell'unione sempre più intima con Lui e la preparava alla grazia dello sposalizio mistico: “In quell’istante la luce divina penetrò in me: mi sentii proprietà esclusiva di Dio e sperimentai la massima libertà di spirito, di cui prima non avevo nemmeno l’idea (D. 1681).”. Ora, soltanto un velo sottilissimo delle fede la divideva da una tale unione con Dio che è di partecipazione dei santi nel cielo.

FONTE LETTERARIA:

Dal libro di s. M. Elżbieta Siepak CSBVMM
intitolato “Dono di Dio per i nostri tempi”

Traduzione dal polacco
Jadwiga Radzik

FONTE:


http://www.faustyna.pl/it/index.php?option=com_content&task=view&id=283&Itemid=61&limit=1&limitstart=1#wiecej

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