PRIMA DOMENICA DI AVVENTO



Signore, questa prima fiamma è il segno dell'attesa, del desiderio di incontrarti, di parlarti, dell'essere attenti e pronti per la tua venuta.

Vigilate
Dio viene: nella nostra esistenza quotidiana s’inserisce un avvenimento sconvolgente, che butta all’aria tutte le nostre sicurezze, i nostri progetti. All’improvviso egli cammina accanto a noi, e fa parte della nostra storia: lo riconosce presente chi tiene gli occhi aperti, chi aspetta e prepara un mondo nuovo.
L’annuncio profetico (prima lettura) parte da una realtà piuttosto deludente: un piccolo popolo senza importanza per nessuno sarà il centro religioso e spirituale di tutti i popoli finalmente in pace. Questo non può che essere opera di Dio, divenuto lui stesso ispiratore, norma e termine del cammino dell’umanità. E solo allo sguardo della fede è possibile scorgere il disegno che si va formando all’interno di avvenimenti banali, oscuri, poco significativi; un disegno che Dio rivela come una sua proposta per la crescita e il bene dei suoi figli, una realizzazione di cui non è dato sapere l’ora del compimento, ma che certo l’avrà un giorno.

Tenetevi pronti
E dunque in vista di quel giorno bisogna vegliare, tenersi pronti, agire saggiamente, con distacco e insieme con impegno: perché dall’interno della storia maturi il progetto di Dio.
Il tempo che si snoda tra la venuta di Cristo e la sua manifestazione nella gloria è il tempo riservato alla conversione degli uomini (At 3,19-21; Rm11,25; 2 Cor 6,2) e al rafforzamento dei fedeli (Ef 6,13; Rm 8,11); un tempo umano già carico dei tempo di Dio, dato per vivere già nell’eternità.
Soltanto la grazia di Dio e la conversione ci possono liberare dalle tenebre e introdurci nella «luce» della salvezza. Per questo Paolo parla di «risveglio»: il tempo della notte è finito; non ci si comporta durante il giorno come se si dormisse ancora! (seconda lettura). La situazione descritta dal vangelo come insipienza e imprevidenza: mangiare e bere, divertirsi, dormire, litigare, soddisfare tutti i desideri della carne..., si ripete nelle nostre comunità e in ciascuno di noi, e ci qualifica di fronte «al... Cristo che viene» (colletta). Si tratta di prendere una decisione di fondo, la quale poi troverà nei diversi momenti la sua espressione concreta: prendere coscienza della nostra povertà, per aspettare il Salvatore; prendere coscienza della responsabilità che Dio ci ha affidato, risvegliandoci dal sonno e illuminandoci con la parola di Dio; aspettare vigilanti la sua venuta definitiva, quando si compiranno tutte le promesse e avverrà l’incontro con lui, che amiamo senza averlo visto e nel quale abbiamo messo la nostra fede (1 Pt 1,8).
La caduta di Gerusalemme sorprenderà gli Ebrei così come il ladro della parabola ha sorpreso il proprietario. Ma solo per i negligenti, come erano gli uomini contemporanei di Noè (vangelo), la venuta di Gesù apparirà come l’irrompere di un ladro; per coloro che staranno «vigilanti» nell’attesa dei primi segni del Regno, Cristo verrà invece come un amico (Ap 3,20-21).
Aspettare Cristo …
I ritmi della vita attuale sempre più convulsi, gli ingranaggi di un sistema che mira a pianificare ogni momento, anche il più privato, dell’uomo riducono sempre più il margine dell’imprevisto: tutto deve essere «computerizzato», classificato, neutralizzato, assicurato. Ma per il cristiano Cristo continua ad essere un avvenimento sconvolgente: quando irrompe nella sua vita impone un radicale cambiamento che spezza e trasforma la «routine» quotidiana.
Cristo non può essere programmato: deve essere atteso, lasciando che nella nostra vita ci sia uno spazio anche per la sua presenza. La vigilanza cristiana permette di leggere in profondità i fatti per scoprirvi la «venuta» del Signore. Esige un cuore sufficientemente missionario per vedere, negli incontri con gli altri, tale venuta.
… Signore di pace
Il Signore non viene nel rumore, il Signore non trova posto nella frenesia e nello stordimento. E’ venuto nella pace e per la pace. E’ una parola questa così usata da diventare banale: è chiamato «pace» un equilibrio di paura; si parla di pace in una società intessuta di violenza e di oppressione dell’uomo sull’uomo. Si dissolve oggi anche la pace più semplice, quella della famiglia. Solo Cristo può riunire gli uomini dispersi dall’egoismo e fare di tutti un unico popolo pacifico in cammino verso il monte del suo Tempio. L’ora di Dio giunge a noi perché ogni istante della nostra vita contiene l’eternità di Dio. Non bisogna basarsi unicamente sulla saggezza umana, e neppure aspettarsi un intervento massiccio da parte di Dio. E al presente che viene donata la salvezza. Ogni scelta che si fa nel presente fra la luce e le tenebre è un segno della venuta del Figlio dell’uomo.

L’assemblea eucaristica è la Chiesa in stato di attesa e di vigilanza, che impara a leggere, nell’«oggi» della propria storia, la venuta del Signore come momento di salvezza.
  
Le due venute di Cristo
Dalle «Catechesi» di san Cirillo di Gerusalemme, vescovo
(Cat. 15, 1. 3; PG 33, 870-874)

Noi annunziamo che Cristo verrà. Infatti non è unica la sua venuta, ma ve n'è una seconda, la quale sarà molto più gloriosa della precedente. La prima, infatti, ebbe il sigillo della sofferenza, l'altra porterà una corona di divina regalità. Si può affermare che quasi sempre nel nostro Signore Gesù Cristo ogni evento è duplice. Duplice è la generazione, una da Dio Padre, prima del tempo, e l'altra, la nascita umana, da una vergine nella pienezza dei tempi.
Due sono anche le sue discese nella storia. Una prima volta è venuto in modo oscuro e silenzioso, come la pioggia sul vello. Una seconda volta verrà nel futuro in splendore e chiarezza davanti agli occhi di tutti.
Nella sua prima venuta fu avvolto in fasce e posto in una stalla, nella seconda si vestirà di luce come di un manto. Nella prima accettò la croce senza rifiutare il disonore, nell'altra avanzerà scortato dalle schiere degli angeli e sarà pieno di gloria.
Perciò non limitiamoci a meditare solo la prima venuta, ma viviamo in attesa della seconda. E poiché nella prima abbiamo acclamato: «Benedetto colui che viene nel nome del Signore» (MT 21, 9), la stessa lode proclameremo nella seconda. Così andando incontro al Signore insieme agli angeli e adorandolo canteremo: «Benedetto colui che viene nel nome del Signore» (MT 21, 9).
Il Salvatore verrà non per essere di nuovo giudicato, ma per farsi giudice di coloro che lo condannarono. Egli, che tacque quando subiva la condanna, ricorderà il loro operato a quei malvagi, che gli fecero subire il tormento della croce, e dirà a ciascuno di essi: Tu hai agito così, io non ho aperto bocca (cfr. Sal 38, 10).
Allora in un disegno di amore misericordioso venne per istruire gli uomini con dolce fermezza, ma alla fine tutti, lo vogliano o no, dovranno sottomettersi per forza al suo dominio regale.
Il profeta Malachia preannunzia le due venute del Signore: «E subito entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate» (Ml 3, 1). Ecco la prima venuta. E poi riguardo alla seconda egli dice: «Ecco l'angelo dell'alleanza, che voi sospirate, ecco viene... Chi sopporterà il giorno della sua venuta? Chi resisterà al suo apparire? Egli è come il fuoco del fonditore e come la lisciva dei lavandai. Siederà per fondere e purificare» (Ml 3, 1-3).
Anche Paolo parla di queste due venute scrivendo a Tito in questi termini: «E' apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini, che ci insegna a rinnegare l'empietà e i desideri mondani e a vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo, nell'attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo» (Tt 2, 11-13). Vedi come ha parlato della prima venuta ringraziandone Dio? Della seconda invece fa capire che è quella che aspettiamo.
Questa è dunque la fede che noi proclamiamo: credere in Cristo che è salito al cielo e siede alla destra Padre. Egli verrà nella gloria a giudicare i vivi e i morti. E il suo regno non avrà fine.
Verrà dunque, verrà il Signore nostro Gesù Cristo dai cieli; verrà nella gloria alla fine del mondo creato, nell'ultimo giorno. Vi sarà allora la fine di questo mondo, e la nascita di un mondo nuovo.
 

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