MADRE TERESA CI PARLA DELLA FEDE



«Rinuncerei alla vita piuttosto che rinunciare alla mia fede. La fede è un dono di Dio. Senza di essa non ci sarebbe vita. E la nostra opera se vuole essere fruttuosa, tutta per Dio e bella, deve essere costruita sulla fede, sulla fede in Cristo il quale ha detto: "avevo fame, ero nudo, ero infermo, senza casa e voi mi avete servito". Tutta la nostra attività è basata su queste sue parole. La fede scarseggia perché c’è troppo egoismo e troppa sete di guadagno solo per sé. La fede per essere vera ha bisogno di essere un amore che dona. L’amore e la fede vanno di pari passo e si completano. Cari amici credo di capirvi meglio adesso. Temo di non saper rispondere alla vostra sofferenza. Non so perché, però voi siete per me come un Nicodemo e son sicura che la risposta è la medesima: se non diventerete come un fanciullo... sono sicura che capirete bene tutto. Solo se diventerete come fanciulli nelle mani di Dio. Il vostro desiderio di Dio è tanto profondo eppure Lui continua a mantenersi lontano da voi. Egli fa certamente violenza a Se stesso nell’agire così perché vi ama a tal punto da aver mandato Gesù a morire per voi e per me. Cristo desidera essere il vostro cibo. Circondati come siete dalla pienezza del cibo di vita morite di fame. L’amore personale che Cristo ha per voi è infinito, mentre la piccola difficoltà che voi provate nei riguardi della chiesa è limitata. Superate il finito con l’infinito. Cristo vi ha creato perché vi voleva. So che cosa provate: un desiderio tormentoso, unito a un senso di vuoto e di oscurità. Eppure è Lui che vi ama. Non so se avete mai letto le righe seguenti, a me esse danno un senso di pienezza e di vuoto nello stesso tempo: «Mio Dio, mio Dio che cos’è un cuore che Tu lo spii e lo corteggi a quel modo, profondendo su di esso tutto il tuo Cuore, come se non avessi altro da fare?».
(Madre Teresa di Calcutta)

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Madre Teresa diceva che il fine della sua opera consiste nel placare la sete che Gesù in Croce ha dell’amore delle anime, lavorando per la salvezza e la santificazione dei poveri. In una lettera a Jacqueline de Decker così scrive: «Per placare la sete di Gesù dobbiamo essere un calice, e lei e gli altri – uomini, donne, bambini, vecchi e giovani, poveri e ricchi – siete i benvenuti per formare il calice».

Da: "HO SETE DI TE"
Ritiro cooperatori di Madre Teresa

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