Pensieri involontari di bestemmia: conoscerli e vincerli con la preghiera
Le Laudes Divinae (Lodi Divine), originariamente scritte da Luigi Felici nel 1797 e ampliate da Pio VII nel 1801, note anche come Benedetto sia Dio, sono una preghiera espiatoria della Chiesa. Talvolta impiegate al momento della benedizione del Santissimo Sacramento, sono fra le principali preghiere da recitarsi autonomamente dopo aver sentito o inavvertitamente pensato a bestemmie.
Sperimentati frequentemente anche dai santi, gli involontari pensieri di bestemmia e di blasfemia possono trasformarsi ben presto in momenti di sofferenza spirituale e di lotta. Il loro presentarsi alla mente in maniera del tutto involontaria, ed anzi il loro essere rifuggiti da parte del fedele, non li rendono un peccato (mancando, appunto, la piena volontà). Il cristiano, sovente sconcertato ed intimorito da questo genere di pensieri, finisce con il moltiplicarne il ritorno. Per vincere i pensieri di bestemmia è utile considerare i due aspetti di questo fenomeno, quello morale e quello psicologico.
Pensieri di bestemmia: aspetto morale
Dal punto di vista morale e teologico è bene non sottovalutare la natura veramente diabolica degli involontari pensieri di bestemmia e blasfemia, il loro essere, cioè, vere e proprie tentazioni del diavolo, giunto subdolamente ad infastidire il cristiano fedele, specie nei momenti di preghiera e di maggiore fragilità. Negare questa loro componente - o peggio ancora negare del tutto l'esistenza del demonio, presentato come reale da Cristo stesso, come riferito nei Vangeli - non può fare altro che impedirci di inquadrare appieno il problema, privandoci di alcune efficaci armi spirituali, che potrebbero invece essere a nostra disposizione, prime fra tutte la speranza nella Misericordia divina (mai disperarsi, abbattersi, arrendersi di fronte a questi pensieri!), la preghiera, la Confessione (esporre il problema al Sacerdote e seguirne i consigli è di indubbio aiuto), la frequente santa Comunione e il digiuno.
Pensieri di bestemmia: aspetto psicologico
Esiste poi una componente psicologica dei pensieri di bestemmia, complementare alla precedente. Il disperato tentativo di limitare o allontanare questi impulsi - pretendendo magari di svuotarli della loro componente morale e volendo risolvere "tutto da sé", senza chidere aiuto a Dio - ha spesso come risultato quello di farci concentrare ancor più su di essi: pensando a ciò cui non vorremmo pensare... lo pensiamo! Ne seguono ansia, senso di colpa, aumento della frequenza dei pensieri di bestemmia. In conclusione otteniamo l'esito opposto a quello ricercato, sino a giungere a piccole, grandi ossessioni, tanto più dolorose per il cristiano. L'aspetto psicologico del fenomeno può essere risolto cercando di non dare eccessivo peso a questi pensieri di bestemmia, rilassando la mente e lasciando placare la tensione emotiva.
Aiuta a diminuire la tensione - morale e psicologica - il ricordare che tutte le forze degli inferi, per quanto - ahinoi! - ci provino, non possono far commettere ad alcuno neppure il più piccolo dei peccati, se nella persona manca la volontà di commetterlo. E mai dimenticare: è una lotta, ci vuole pazienza!
Allora la bestemmia non è mai peccato? Certo che lo è!
Importante precisazione finale: quanto scritto non riguarda in alcun modo la bestemmia volontaria, solo pensata o anche pronunciata, laddove cioè vi sia volontà e deliberato consenso, anche se spinti alla bestemmia da un impeto d'ira: in questo caso vi è peccato mortale.
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