Oggi 22 OTTOBRE Festa di Karol Wojtyla




Oggi 22 OTTOBRE
Festa di Karol Wojtyla (1920-2005)-Giovanni Paolo II (1978-2005).

Benedetto XVI, quando ha beatificato il suo predecessore il 1° maggio 2011, ha scelto non una data anagrafica (nascita o morte), non la data dell’elezione (16 ottobre 1978), ma quella dell’inizio del pontificato (22 ottobre) quando gridò al mondo: «Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!». Grido che fu alla base di tutto il suo lunghissimo pontificato.

In occasione della canonizzazione il «Bollettino della Consolata» di Torino ha pubblicato un’autentica perla sulla santità di Wojtyla, raccontata da don Ferruccio Gambaletta, un prete residente in santuario: «Durante il Giubileo del 2000 Papa Wojtyla era solito invitare a pranzo alcuni vescovi. Uno di questi, salendo da lui, vede nel Colonnato del Bernini un uomo malvestito e sciupato che chiede la carità. Si guardano, si riconoscono, si abbracciano. Erano compagni di Seminario, ordinati insieme. Poi uno dei due abbandonò il sacerdozio, ed ec­colo, spretato e barbone. L'altro, una brillante carriera, ora rasato e trafelato si reca dal Papa. Si può immaginare la sua agitazione: il Papa lo aspetta a pranzo, si vergogna però di dire all'amico che ha fretta. Ma come può andare dal Papa e lasciar andare un amico in disgrazia? Gli dice: “Senti, devo salire dal Papa. Però tu aspettami. Non ti muovere, ci vediamo dopo e mi racconti tutto”.

Ansimante il vescovo arriva all’appartamento del Papa che gli fa una bat­tuta scherzosa sul ritardo. Allora il vescovo gli racconta l’incontro con l'ex prete barbone. “Cosa dovevo dirgli, Santità?”. Il Papa lo guarda: “Ma lei lo ha lasciato solo?”. “Beh, sì, mi sta aspettando sotto, ci vediamo dopo”. Il Papa: “Scenda subito e gli dica che il Papa lo invita a tavola”. Il vescovo scende di corsa. Il suo amico è ancora lì. Gli racconta e salgono. Siedono vicini, im­barazzati.

Il Papa guarda con tenerezza quel po­vero prete e, dopo il pranzo con dolcezza infinita, gli si avvicina: “Vorrebbe gentilmente confessarmi?”. Congeda i vescovi: “Credo che ci siamo detto tutto”».

Durante la sua missione papale il Papa ha condotto la Chiesa a varcare la soglia del terzo millennio, di cui con grande anticipo aveva scorto le problematicità e l’imminenza di una crisi sociale causata dallo smarrimento di princìpi saldi a cui riferirsi.

Come incoraggiamento a non disperare di fronte al nuovo futuro, aveva ricordato i tre cardini attorno ai quali il cristiano deve costruire la sua vita.

Innanzi tutto la preghiera, come predisposizione dell’anima, come orazione e come ascolto di Dio nel silenzio e nel raccoglimento; come pratica per giungere a una più approfondita conoscenza di sé; come via attraverso cui raggiungere la santità a cui tutti sono chiamati, in particolare coloro che, mediante il Battesimo, posseggono il dono della Grazia.

Sull'esempio di Maria, prototipo di fede per i cristiani, ma anche sicuro terminale per le preghiere di intercessione e di affidamento nelle difficoltà, e grazie alla riscoperta della testimonianza fornita dai Santi, che sono i modelli più accessibili da imitare per il cristiano, i devoti possono ritrovare l'orientamento nella vita.

Gesù, nostro maestro anche nell’insegnare il modo di pregare, con la preghiera del Padre Nostro ha fatto comprendere quale deve essere l’atteggiamento dell’uomo di fronte a Dio e al creato, richiamando tutti al principio caritativo con cui ci si deve porre nei confronti del prossimo.

Da qui scaturisce il secondo punto di riferimento di cui i cristiani si possono avvalere, ovvero la comunità, in cui deve prevalere il senso di comunione fraterna, che significa amore reciproco, che nasce da una condivisione dei modi di sentire dell'altro, dall’empatia che si instaura con il prossimo, che va oltre il semplice legame di simpatia, che pure è necessario per la continuità di un rapporto, ma che non raggiunge il vertice dell'amore.

Gesù dice che i cristiani saranno riconoscibili per il modo con cui si vogliono bene e San Paolo indica nella Fede, nella Speranza, ma soprattutto nella Carità, senza la quale tutto è vano, i tre beni che non scompariranno in eterno.

Infine, l'ultimo aspetto richiamato da Giovanni Paolo, è l'impegno alla missione, ovvero alla testimonianza che si è chiamati a fornire della Fede di fronte agli altri, ovvero - in ultima analisi - il martirio, al quale ci si prepara tramite la preghiera e che racchiude l’essenza della Salvezza, procurataci da Gesù attraverso la sua morte in Croce.

E la missione è quella a cui Gesù nel cenacolo indirizza tutti i suoi discepoli, attraverso la recita della preghiera sacerdotale, quella che perpetua nel mondo il ruolo della Chiesa a tramandare il suo Amore.

Oggi più che mai è richiesta ai cristiani una trasparenza nell’agire e nelle scelte, perché la trasformazione della società avviene soltanto se ciascuno vive e irraggia la bellezza del proprio incontro con il Signore.

Commenti

  1. Grazie Don Ferruccio.oggi sono rinata dopo la tua confessione mi sono sentita amata da DioNon ho piu paura di morire perché Gesù ho capito che è morto anche per me Quesra Pasqua è veramente una resurrezione

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  2. Grazie Don Ferruccio.oggi sono rinata dopo la tua confessione mi sono sentita amata da DioNon ho piu paura di morire perché Gesù ho capito che è morto anche per me Quesra Pasqua è veramente una resurrezione

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