L’angelo custode parla a Santa Gemma Galgani

Estratti dai “Diari” della mistica e santa italiana Gemma Galgani, 1943 – 1950.angelo custode gemma galgani header

RIGUARDO LE FUNZIONI E LE CARATTERISTICHE DELL’ANGELO CUSTODE


Dopo Dio e Maria, non v’ha né in cielo né in terra chi più si interessi per la nostra salute; e chi, per conseguenza, noi dobbiamo riverir maggiormente dell’angelo custode? Egli è nostra guida, è nostro compagno, nostra difesa fin dal principio dell’esistenza. Non ci abbandona mai finché non abbia ritornata l’anima nostra alle mani del Creatore.
Dappertutto egli è con noi, in città come in campagna, quando siamo soli o nei tumulti, nelle occupazioni e nel riposo.
Ci consola nelle afflizioni, ci difende nei pericoli, ci illumina nei dubbi, ci soccorre in tutti i bisogni, ci precede e previene tutti i pericoli. Da vero amico non ci abbandona mai anche quando offendiamo la maestà di sua presenza commettendo qualche peccato, anzi ci stimola al rimorso e al pentimento.
Perora la sospensione di quei flagelli che la giustizia divina potrebbe scaricare su di noi: se lo preghiamo, subito ci esaudisce. Basta avergli un po’ di devozione sincera per essere da lui sovvenuti, non solamente a norma delle nostre speranze, ma anche al di là di tutti i nostri desideri.
Lo scorgo spesso volare per portare le lettere ai vari destinatari; con le ali spiegate e le mani tese e in segno di protezione l’angelo distende le ali.
Sulla fronte degli angeli c’è una stella risplendente, che brilla in varia misura, secondo particolari circostanze di tempo e di luogo.


 

ESTRATTI DI VITA QUOTIDIANA


 
◆ «Ma quanto è buono Gesù! Appena si parte lui, mi lascia l’angelo custode, che con la sua continua carità, vigilanza e pazienza mi assiste.» (venerdì, 20 Luglio)

◆ «Incominciai a dire tre invocazioni, che sono solita ogni sera dire al Sacro Cuor di Maria; appena mi fui messa in ginocchio, il nemico, che già da qualche ora stava nascosto, si fece vedere nella forma di un uomo piccino piccino; ma così brutto, che fui presa tutta da spavento.
La mia mente era tutta rivolta a Gesù e nulla mi curavo di lui; continuavo a pregare, ma tutto ad un tempo cominciò a darmi dei colpi nelle spalle e più giù ancora: me ne dette assai. Sarò stata circa una mezz’ora in quella tempesta; mi sono bene avveduta però che la cosa che più gli dispiaccia a lui è il raccoglimento, che Gesù spesso spesso mi fa provare. Mi raccomandavo a Gesù, ma che! Intanto si avvicinava l’ora che dovevo obbedire, cioè di andare a letto; andarci in quel modo mi dispiaceva: non avevo ancora fatto l’esame di coscienza.
Pregai il mio angelo custode, e mi aiutò davvero, in un modo devo dire al tutto curioso.
Appena mi si presentò, lo pregai tanto che non mi lasciasse sola. Mi domandò che avessi; gli feci vedere il diavolo, che si era assai allontanato, ma mi minacciava sempre. Lo pregai che stasse con me tutta la notte, e lui mi diceva: “Ma io ho sonno”.
“Ma no”, gli ripetevo, “gli angeli di Gesù non dormono”. « Ma pure », soggiungeva, “devo riposarmi” (ma mi accorsi che faceva per ridere); “dove mi farai stare?”.
Io volevo dirgli che lui si mettesse sul letto, e io stavo lì a pregare; ma allora avrei disobbedito. Gli dissi che stasse vicino a me; me lo promise. Io andai a letto; dopo lui mi parve che allargasse le sue ali e mi venisse sopra il capo.
» (sabato, 21 Luglio)

◆ L’angelo la rimprovera a tavola perché si distrae e la ragazza teme che anche altri possano aver sentito i rimbrotti angelici; in chiesa, l’angelo non manca di richiamarla perché per un attimo ha «alzato gli occhi per guardare due bambine come erano vestite»; vuole che stia più composta a letto. (domenica, 22 luglio)

◆ «La notte la passai benissimo; la mattina mi venne l’angelo custode: era contento, mi disse che prendessi della carta e scrivessi quello che lui mi dettava. Ecco tutto:
“Ricordati, figlia mia, che chi veramente ama Gesù, parla poco e sopporta tutto.
Ti comando, per parte di Gesù, di non dire mai il tuo parere, se non sei dimandata; di mai non sostenere il tuo sentimento, ma subito cedere. Ubbidire puntualmente al confessore e a chi lui vuole, e senza replica; e nelle cose che tu devi, farai una replica sola, ed essere sincera con l’uno e colle altre.
Quando hai commesso qualche mancanza, accusati subito, senza aspettare che te lo dimandino. Infine ricordati di custodire gli occhi, e pensa che l’occhio mortificato vedrà le bellezze del cielo”.
» (sabato, 28 luglio)

◆ «Il mio angelo custode non mi manca: mi fa forza, e devo dire anche che domenica non avevo fame, e lui stesso mi obbligò a mangiare; e così ha fatto pure stamani. Ogni sera non manca di benedirmi e anche di castigarmi e di gridarmi.» (domenica, 29 luglio)

◆ «Stasera l’angelo custode, mentre facevo le preghiere della sera, mi si è avvicinato e battendomi sopra una spalla mi ha detto: “Gemma, come mai tanta svogliatezza per la preghiera?”.» (lunedì, 6 agosto)

◆ «Poco dopo che sono uscita dal confessionario, mi è venuto qualche pensiero, dicendo dentro di me che il confessore diminuisce troppo i miei peccati, ed ero inquieta. Per calmarmi mi si è avvicinato l’angelo custode; ero in chiesa, e pronunziava forte queste parole: “Ma dimmi, a chi vuoi credere: al confessore o alla tua testa? Al confessore che ha continui lumi e assistenza, che ha molta capacità, oppure a te che non hai nulla, nulla, nulla di tutto ciò? O la superba!”, mi diceva, “vuol farsi maestra, guida e direttrice del confessore!”. Non ho pensato ad altro; ho fatto un atto di contrizione, ed ho fatto la santissima comunione.» (mercoledì, 8 agosto)

◆ «Eccomi a giovedì. La solita ripugnanza mi giunge; il timore di perdere l’anima mi viene; il numero dei peccati e l’enormità di essi, tutto mi si spalanca davanti. Che agitazione! In quei momenti l’angelo custode mi suggerì all’orecchio: “Ma la misericordia di Dio è infinita”.» (giovedì, 16 agosto)

◆ «Ieri, in tempo che mangiavo, alzo gli occhi e vedo l’angelo custode che mi guardò con un viso così severo da spaventare; non parlava. Più tardi, quando andai un momento a letto, Dio mio! Mi comandò di guardarlo in faccia; lo guardai, abbassai quasi subito poi lo sguardo, ma lui insisteva e disse: “Non hai vergogna di commettere mancanze in presenza mia; dopo commesse poi la senti la vergogna!”. Insisteva che lo guardassi; per più di mezz’ora circa mi fece stare in presenza sua sempre a guardarlo in faccia: mi lanciava certi sguardi sì severi…
(…) Gesù mi è parso che mi abbia data un po’ di conoscenza della cagione per la quale l’angelo custode è così: l’ultima confessione fatta male. Purtroppo è stato vero.
» (domenica, 26 agosto)

◆ «Mi dice tante volte l’angelo il giovedì sera poco prima di patire che per mezzo dei patimenti posso divenire simile a Gesù, dimostrargli il mio amore e assicurarmi quello di Gesù.» (1901, 21 febbraio)

◆ «Sa, babbo mio? Venerdì sera quel benedetto angelo mi fece inquietare: io non ce lo volevo per niente, e lui volle dirmi tante cose. Mi disse appena venne: “Dio ti benedica, o anima affidata alla mia custodia”. S’immagini, babbo mio, io gli risposi così: “Angelo santo, state a sentire: non vi sporcate le mani con me; andate via, andate da qualche altra anima, che sappia far conto dei doni di Dio: io non so fare”. Insomma mi feci capire; ma lui mi rispondeva: “O di che temi?”.
“Di disobbedire”, risposi. “No, ché mi manda il babbo tuo”.
Allora lasciai dire, ma io lo disprezzavo. “Tu temi, perché credi di sciupare i grandi doni che Dio ti ha fatto? Ma non temere. Questa grazia la chiederò io a Gesù per te; basta che tu mi prometta di corrispondere a tutti gli aiuti che ti darà il babbo tuo. E poi, figlia, non aver tanta paura del patire”. Io gli feci una bella promessa, ma… Mi benedi più volte, gridando forte: “Viva Gesù!”
.» (1901, 31 marzo)

◆ «Già lo saprà, è vero, che per due giorni in filo, il 14 e il 15, ebbi una visítina del mio caro angelo. O chi ce l’avrebbe fatto? Mi sopraggiunse inaspettato; mi riposavo insieme a Gesù. Nel vederlo mi turbò un po’, fui presa da un po’ di timore.
Gli dissi: “Se sei mandato da Dio, vieni che ti accetto; se sei un mandato dal diavolo, ti sputo in faccia”. Esso allora sorridendo adorò la maestà di Dio, poi fece un saluto alla Santissima Trinità. Caro babbo, ma come si rimane quando vengono siffatte visite! Si rimane… non si sa che dire.
Alla sua presenza mi vergognai di avere avuto verso di lui nessuna riverenza, nessuna devozione; mi feci coraggio e gli chiesi perdono dicendogli che mi perdonasse, perché alla sua presenza avevo peccato, perché al suo tenero amore avevo preferito l’amor proprio. Quante volte esso mi aveva suggerito di mutar vita, e io senza mai dargli ascolto!
Quante volte mi aveva suggerito di non offendere quell’Infinita Bontà, che voleva comunicarsi alla anima mia, e io invece continuavo! O Dio! Alla presenza del mio buon angelo feci quasi tutta (dirò così) la confessione. Quanto bene mi dimostrò di volermi! Mi guardava sì affettuosamente!
.» (gennaio 1902, lettera al padre)

◆ «Noi in chiesa non ci si sta come ci si dovrebbe stare. Se vedesse come ci stanno gli angeli e i serafini intorno all’altare, non si farebbe così!.» (senza data)

◆ «Ho sentito allora posarmi una mano sulla fronte e alzarmi il capo. Era l’angelo, e mi ha detto: “Dunque, figlia, se hai la dolce speranza di regnare un giorno con Gesù e Maria in cielo, perché non soffri e fatichi con un po’ più di forza e coraggio? “.» (senza data)

◆ «L’angelo custode, dal momento che mi alzai, cominciò a farmi da maestro e guida: mi riprendeva ogni volta che avessi fatto qualche cosa di male, m’insegnava a parlar poco e solo quando venivo interrogata. Una volta che quelli di casa parlavano di una persona e non ne dicevano tanto bene, io volli metterci bocca, e l’angelo bello forte mi fece un gran rimprovero.
M’insegnava a tener gli occhi bassi, e fino in chiesa bello forte mi rimproverava, dicendomi: “Si sta così alla presenza di Dio?”. E altre volte mi gridava in questo modo: “Se tu non sei buona, io non mi farò più vedere da te”.
M’insegnò più volte come dovessi stare alla presenza di Dio: ad adorarlo nella sua infinita bontà, nella sua infinita maestà, nella sua misericordia e in tutti i suoi attributi
.» (senza data)

◆ «Mi pare già di vederlo inquietato, perché ho scritto tutte queste sciocchezze, ma mi perdoni: l’angelo non lo ascolterò più, e Lei non lo mandi più allora. Poi l’angelo mi diceva serio serio: “O figlia, quanto era più perfetta l’obbedienza di Gesù da quella tua! Vedi: egli obbedì sempre con prontezza e volentieri, e tu invece le cose te le fai dire tre o quattro volte. Questa non è l’obbedienza che ti ha insegnata Gesù! A obbedire in questo modo non hai nessun merito. Vuoi un aiuto per far l’obbedienza con merito e con perfezione? Falla sempre per amor di Gesù”.» (senza data)
 

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