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L’angelo della morte: mito o realtà?

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Accostare uno spirito senza corpo, celestiale, luminoso e benevolo ad un evento tragico quale la morte sembrerebbe di per sé un controsenso, una forzatura.
Sebbene i riferimenti nell’arte cristiana sono numerosi, nella teologia esiste tutt’oggi il dilemma riguardo il presunto angelo della morte, entità che potremmo quasi definire “macabra” e spiacevole.
Nel Catechismo della Chiesa Cattolica non vi sono particolari riferimenti se non forse nel tratto riservato alla Liturgia dei defunti (335 – “In Paradiso Ti accompagnino gli angeli…”), ma rimane un indizio troppo vago per poterne trarre conclusioni e con probabilità l’elemento in questione non è inerente alla nostra ricerca.

Nelle Sacre Scritture, specialmente nell’Antico Testamento, troviamo d’altro canto alcune figure che ci potrebbero interessare benché da un punto di vista prettamente angelologico siano ambigue: un “angelo del Signore” uccide 185.000 assiri in 2 Re19:35, un imprecisato “distruttore” (“ha-mashḥit”) viene citato in Esodo 12:23, un angelo distruttore (“mal’ak ha-mashḥit”) stende la mano per distruggere Gerusalemme in 2 Samuele 24:15 ed infine in Proverbi 16:14 troviamo l’elemento cruciale, ovvero l’”angelo della morte” (“mal’ake ha-mawet”, tradotto a volte con “messaggero di morte“).
Com’è comprensibile, tali spiriti vengono citati solamente in relazione all’ira del Signore, il che ci fa sospettare che in vero siano semplicemente agenti della volontà divina nel momento della punizione.
V’è inoltre da notare che nel Salmo 78:49 tali angeli vengono descritti come “cattivi“, “portatori di malanni“, nota che di fatto aumenta le ambiguità riguardo la loro vera natura.
 
"Angelo della morte" (1851)
“Angelo della morte” (1851)
Nonostante le numerose incertezze, la cultura ebraica nei secoli ha sviluppato molto il concetto di “angelo della morte”.
I rabbini ancora oggi lo descrivono come Serafino senza volontà propria con dodici ali ed il corpo ricoperto da innumerevoli occhi: il suo nome sarebbe Azrael.
Negli anni di carestie e malattie mortali apparirebbe sotto forma umana, come un mendicante dotato di mantello.
Secondo queste tradizioni, dovendo l’anima umana uscire dal corpo attraverso la bocca, l’angelo della morte nel momento della dipartita si troverebbe davanti alla testa, pronto con una spada ad afferrare lo spirito dell’uomo per portarlo nell’aldilà.
L’ira dell’angelo della morte può essere evitata solo con atti di misericordia.
Diverse leggende riguardo la morte del rabbino Joshua ben Levi (III secolo d.C.) contribuiscono ad alimentare il misticismo riguardo questa entità, tant’è che nelle leggende in questione viene addirittura descritto come non molto intelligente.
Nel Pesiḳ, scritto rabbinico del XX secolo, l’angelo in questione viene direttamente identificato con Satana basandosi sul Libro dei Giubilei (apocrifo del II secolo d.C.) dov’è scritto:
 

Ed essi vivranno tutti i loro giorni in pace e in gioia, e continuerà così dal momento che non ci sarà Satana e il male a distruggerli.
 
 
Quest’ultima considerazione – in linea con quanto espresso in 1 Corinzi 15:26 – ci consente d’oltrepassare il misticismo ebraico ed avvicinarci ad una possibile conclusione, arrivando ad analizzare l’aspetto puramente nel contesto cristiano.
 

Nel Cristianesimo

Il passo dei Corinzi citato in precedenza è alquanto espressivo: la morte viene dichiarata nemica.
Nel Nuovo Testamento, dove i dettagli della battaglia escatologica divengono più chiari, il dualismo è più marcato. Cristo è “la Via, la Verità, la Vita” (Giovanni 14:6), mentre Satana è “colui che della morte ha il potere” (Ebrei 2:14).

In alcune tradizioni popolari l’Arcangelo Michele viene dipinto con in mano una bilancia per pesare le anime, come fosse l’addetto al trapasso ed al giudizio. In vero l’origine di tali credenze ad oggi è molto dubbia ed elementi simili non sono rintracciabili nemmeno nel primo Giudaismo.
Sebbena venga inoltre invocato affinchè garantisca al protetto una buona morte, questo non ci autorizza a ritenerlo il generico “angelo della morte”. Gli angeli, in termini generali, possono accompagnare le anime degli assistiti in sede di giudizio e difenderle (vedere l’articolo Il giudizio particolare), ma non ve ne sono specifici assegnati al macabro compito.
 
Tale conclusione sembrerebbe in qualsiasi caso logicamente scontata, essendo la morte stessa introdotta nel mondo da Satana. Ciononostante, il caso richiede un approfondimento sul concetto di “morte” nella teologia cristiana, per comprendere più a fondo la questione.

Nel Nuovo Testamento la morte è la resa del soffio (pneuma) e dell’anima (psychê) a Dio, come Gesù sulla croce (Giovanni19:30). Lo spirito ritorna a Dio e il corpo al sepolcro.
In linea con l’Antico Testamento, la morte corporale viene perciò quasi sempre accolta come fine naturale (2 Samuele 14:14), non drammatica, d’un dono e quella che avviene per vecchiaia, senza gravi malattie, è la più desiderata.
Esistono tuttavia due tipi di morte: quella fisica – appena descritta – e quella dell’anima, la seconda morte che porta alla dannazione. La prima è naturale, la seconda è la conseguenza del peccato.
Non sono da ritenersi “entità” senza fine come gli angeli: entrambe hanno un termine (altro indizio per screditare le teorie sull’”angelo della morte“).
La loro “scomparsa” viene descritta dal Gesù a Maria Valtorta (primo estratto, riguardo la morte corporale) e dalle Sacre Scritture (secondo estratto preso dalla lettera ai Corinzi, riguardo la morte dell’anima):
Quando il tempo sarà finito e la vita dovrà essere unicamente Vita nei cieli, il mondo universo tornerà, come hai pensato, ad essere quale era all’inizio, prima d’esser dissolto completamente. Il che avverrà quando io avrò giudicato. (…) La Morte, mia ultima ancella sulla Terra, compirà il suo ultimo incarico e poi cesserà d’essere essa pure. Non vi sarà più Morte.

(DA NOTARE: la morte viene chiamata “ancella”)
 
 
Ciascuno però nel suo ordine: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo; poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo aver ridotto al nulla ogni principato e ogni potestà e potenza.
Bisogna infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi.
L’ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte (…)

(DA NOTARE: la morte viene chiamata “nemico”)
 

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